“C’è un momento nella vita […] in cui guardi la persona che hai di fianco e pensi: ‘Ma come cazzo ho fatto?’. È come un raro momento di lucidità, nei casi peggiori succede quando la persona che hai di fianco si rivela cattiva, approfittatrice in poche parole una stronza o uno stronzo, ma non è nemmeno peggio, quando guardi o ascolti la persona che hai avuto di fianco per mesi o per anni e ti sembra meno, molto meno intelligente di quanto pensassi. Questa alternativa è altrettanto terrificante perché, se lui o lei ti sembrano improvvisamente dei fessi, pensi a quanto devi essere stato fesso tu per non capirlo, è così l’unica cosa che possiamo fare è dare colpa all’amore. Quella roba che ci rende così scemi da non capire la pochezza altrui […]”.
Così, qualche tempo fa, chiosava Luca Bizzarri la storia d’amore tra Giorgia e Giambruno e la fine delle storie d’amore in generale. Tutte uguali, a quanto pare. Davvero siamo così obnubilati dalle emozioni, dalle illusioni e dalle menzogne vitali da cadere in questa trappola? Davvero siamo così stupidi in amore? Che forse, fatti i dovuti patologici distinguo, ci sia dell’altro? C’è dell’altro in effetti, fosse pure per un periodo limitato, per qualche tempo o per una vita intera. Nell’innamoramento c’è un’intuizione intelligente, c’è qualcosa che si chiama corrispondenza, un canale comunicativo a livello così profondo che ci prende con tutte le scarpe e coinvolge sensi, cuore e cervello. È come se ci si rinnovassero gli occhi, è come se le luci della sala buia si accendessero di colpo e siamo pervasi da un’intelligenza alternativa, perché totale, non solo intellettiva.
Difficile far finta di niente, difficile rinunciare a quella chiarezza, anche se ci fa tremare i polsi come poche altre situazioni, perché tutto in noi si agita e ci turba, nulla è più come prima. Questa corrispondenza ci richiama alla vita nella sua interezza: l’orgoglio si ammansisce, l’ascolto è attento, le parole diventano perle. È la condizione ideale per l’apprendimento, perché di questo si tratta, di imparare l’altro e di imparare di sé in relazione all’altro, due libertà che si giocano senza riserve e che aprono una sorta di varco spazio-temporale, una via d’accesso inesplorata. Si impara così profondamente in quella dimensione, perché non è solo studio, non è solo parola, non è solo attrazione fisica, è intelligenza d’amore. Un tipo di intelligenza diversa, non erudita, ma pulsante, che vede, osserva e, amando, costruisce, che ci fa notare cose non viste dagli altri, registrare particolarità che gli altri non sanno apprezzare, ma che incredibilmente, inaspettatamente parlano di noi.
In questa apertura possiamo toccare e far vibrare a nostra volta le corde dell’altro, intuirne la genuinità, l’onestà, abbiamo accesso alle segrete, quelle che conservano tesori e quelle che racchiudono mostri. In nuce si intuisce tutto, perché il modo di apprendere del cuore fa connettere la mente con un “oltre” di felicità fino a quel momento solo immaginato e il tempo, ormai vecchio, se potesse parlare, direbbe che è proprio così, che quell’intuizione è vera, autentica, è l’incipit di un racconto che, mentre si svolge, deve fare memoria dello stupore di quell’incontro. Senza questo rinnovarsi, infatti, l’umano degenera e con esso la relazione, perché una dura corazza si forma attorno allo spirito e finisce col renderlo insensibile. È per questo che le storie d’amore, pur con grandi premesse, si fermano, smettono di essere, perché quel varco si chiude e la musica si spegne.
Forse bisognerebbe imparare da Dante e lasciarsi provocare senza riserve da quella bellezza inaspettata, dal sorriso di Beatrice che lo sconvolge e mette in moto tutto di lui: testa, cuore, sentimento, tutto. E in quell’intuizione, in cui la ragione agisce, comprende immediatamente che nel rapporto con quella donna si gioca qualcosa che va oltre l’amata, è il senso stesso dell’esistenza, il mistero della vita, tant’è che non può che definirla come “una cosa venuta da cielo in terra a miracolo mostrare”. L’amore è un miracolo di intelligenza che accade e riaccade, quando si ha il coraggio di lasciarsi andare.
Fiorenza Cirillo, 19 novembre 2023