In Cornovaglia si sono aperti i lavori del G7 a guida britannica con l’impegno, dichiarato dal presidente Usa Joe Biden, di «rafforzare l’alleanza e mandare un messaggio a Russia e Cina». Nel bilaterale di Biden con Boris Johnson era emerso il disegno di sancire la formazione di un “fronte delle democrazie” per arginare la propensione espansionistica della Cina in ambito economico. La strategia di contenimento prevede la richiesta all’Oms di avviare un’indagine sull’origine del virus, con i sospetti concentrati sul laboratorio di Wuhan. Dunque, le democrazie occidentali si riuniscono per cooperare in funzione anti Dragone. Ma in Italia, l’ex premier Giuseppe Conte e il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo combinano un pasticciaccio filocinese.
Nel corso della giornata di ieri, si era diffusa la notizia che i due avrebbero incontrato l’ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua, per confermare un’amicizia che stride apertamente con l’iniziativa in corso nell’estremità sudoccidentale dell’Inghilterra.
Il neo capo politico dei 5 stelle, se voleva comunicare un segnale di ostilità al suo successore nel governo del Paese, non poteva scegliere migliore circostanza se non quella di una visita all’ambasciata cinese, che rappresenta interessi e vocazioni geopolitiche egemoniche contro cui sono mobilitate le democrazie del Gruppo dei Sette. Il cooptato Conte, sia come presidente del Consiglio nei due governi di colore opposto sia come guida politica dei grillini, e il guitto Grillo, pensavano di agitare le acque del governo per mettere in difficoltà il timoniere. E, indubbiamente, la mossa deve aver imbarazzato anche i compagni del Pd, visto che Conte dovrebbe essere il federatore della sinistra. Così, in serata, un surreale comunicato precisava che l’avvocato del popolo, “per concomitanti impegni”, non avrebbe preso parte all’incontro. Poi, Conte ha definito “pretestuose” le polemiche sul bilaterale con l’ambasciatore cinese. Cosa è accaduto? Qualcuno ha alzato il telefono, dal Nazareno o magari da Palazzo Chigi, per intimargli l’alt?
Fatto sta che l’imbarazzante prova di ieri non può essere liquidata come una boutade politica. Già il governo Conte si era fatto notare per i regali a Pechino: le tonnellate di mascherine inviate nel Paese asiatico, le passerelle concesse ai “benefattori” del Dragone con tanto di consulenti di governo che twittavano “grazie Cina”… Ora, una forza di governo torna a lanciare messaggi-simbolo, con modi e tempi studiati a tavolino, per comunicare il proprio allineamento al regime cinese, in aperta antitesi rispetto alla collocazione atlantica dell’Italia. Il Pd vuole questi grillini come compagni di strada?
Andrea Amata, 12 giugno 2021