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Così Bonafede ammazzerà le imprese

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Leggo sui quotidiani di oggi, con grandissimo stupore e con una nota di fastidio la riforma del Codice della crisi d’impresa firmata dal Ministro pentastellato Alfonso Bonafede. Alle S.r.l. o società di responsabilità limitata di “responsabilità limitata” resterà solamente il nome.

Questa azione colpisce drammaticamente il tessuto industriale del nostro Paese con il rischio che la nostra fragile economia soffochi tra i lacci e lacciuoli della burocrazia. Da imprenditore manifatturiero Italiano alla guida di una S.r.l. mi sento mortificato nell’essere trattato come nemico da combattere e distruggere piuttosto che come alleato con il quale costruire un percorso di crescita per il Paese e per la nostra economia interna.

Abbiamo bisogno di creare un clima di collaborazione, di dialogo ed ascolto reciproco. Oggi necessitiamo di nuove realtà imprenditoriali, possibilmente manifatturiere. Dobbiamo attrarre investimenti esteri, puntare sul progresso e sulla innovazione per recuperare il terreno perduto in questo ultimo decennio.

Come può una S.r.l. con una decina di dipendenti (che in Italia sono più del 93% delle imprese) sostenere i costi per nominare un organismo di controllo, un revisore che scongiuri l’insorgere di possibili crisi d’impresa, denunciando allo stesso amministratore ogni irregolarità? Correttissimo nella essenza ma totalmente sbagliato nella sostanza. Questo è il chiaro esempio di riforme studiate da coloro che non hanno mai visto l’operare di fabbrica. La lotta ai costi ed ai prezzi di piccole e micro imprese.

Ma le assurdità non si concludono qui: l’obbligo della revisione scatta al superamento di un fatturato di 4 milioni di euro oppure quando la media dei dipendenti assunti negli ultimi due anni ha superato le 20 unità di dipendenti full time. Il risultato di questa riforma fatta da chi parla di impresa ma non la conosce? Che le aziende cercheranno di non crescere troppo e assumeranno meno o assumeranno part time.

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