Anche il vento fa il suo giro. A Palazzo Chigi si è passati dalla tramontana di Rocco Casalino alla placida bonaccia di Francesco Giavazzi; ma è bastato il ritorno di Giuseppe Conte nella casa del Governo per far ripartire la macchina del Grande Fratello Rocco con i suoi alisei. E il retroscena sulla miniserie tv di vanità e potere dei giorni scorsi raccontata dai commessi di Palazzo Chigi vale più di mille editoriali. Strombazzato da media e social era in agenda il primo “face to face” tra SuperMario e ‘Giuseppi’, il quale rimetteva finalmente piede in quelle stanze e in quei corridoi sui quali per mesi le telecamere dei Tg lo hanno ripreso. I giornali hanno riportato che, per sembrare riservato, il Premier defenestrato è entrato dal portone secondario. Varcata la soglia, il piglio azzimato e sicuro di sempre è pomposamente tornato a galla, sgonfiandosi tuttavia subito dopo aver registrato che il Premier in carica gli aveva dato udienza, come confermano i testimoni, per appena 15 minuti.
La farsa del duo Conte-Casalino
Al contrario di quanto raccontato dalle cronache grilline, l’ex avvocato degli italiani non ha affatto sbattuto i pugni sul tavolo, ma ha dato subito il suo appoggio, come peraltro confermato dai fatti, alla riforma Cartabia. Ma qui il coupe de théâtre, frutto, sembra, di una trovata di Casalino. Uscendo dall’incontro il cittadino onorario di Volturara Appula, pare abbia chiesto sommessamente al padrone di casa, che è rimasto basito, se poteva usufruire di un salottino riservato per fare delle telefonate urgenti. A chi? Forse alla deliziosa compagna Olivia alle prese con le beghe familiari? Al povero generale Vecchione, ex super capo del Dis caduto magari in depressione? O, chissà, al suo vecchio amico Trump che gli aveva regalato un endorsement, sia pur storpiandogli il nome di battesimo? Con chi si sia intrattenuto non lo sapremo mai, anche se in realtà, più che stare al telefono, sembra abbia solo camminato per la stanza, riavvolgendo il nastro dei suoi ricordi, quando gli italiani aspettavano per ore lui e i suoi incomprensibili Dpcm. Pare che quello del salottino sia stato solo uno stratagemma per allungare i minuti del breve incontro con SuperMario
Ecco, quindi, entrare in scena l’arte di improvvisazione teatrale di Rocco, degna della serata finale del Grande Fratello, et voilà: le telecamere ci offrono l’ex Premier che finalmente lascia il Palazzo attraverso lo scalone d’onore, percorre il cortile, supera il portone principale con il saluto d’ordinanza del corpo di guardia. Mentre Rocco e i suoi fratelli facevano battere dalle agenzie la versione stellare dell’incontro-duello con SuperMario: un’ora e un quarto serratissima, in cui si è ribadita la durezza e la chiarezza delle posizioni del fu presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per gli amici italiani Peppino e per quelli statunitensi, finiti anche loro male, Giuseppi.
Dal metodo Casalino al Giavazzismo
E invece Draghi, magnanimo, gli ha lasciato i titoli di coda, ben sapendo che né Conte né i 5S non pensano proprio a far cadere il Governo. Pronti a tutto, pur di sopravvivere, anche se la maggioranza dei parlamentari pentastellati detesta ormai l’ex avvocato degli italiani puntando sull’accoppiamento vincente Grillo-Di Maio. Ma se Casalino e Conte sono passati dalle reti unificate in prima serata allo spazio di una telenovela pomeridiana, chi sguazza ora a Palazzo è l’illustrissimo professor Francesco Giavazzi che usa la sua scrivania come una cattedra universitaria. Ha sostituito gli studenti con manager in cerca di gloria, forte della fiducia accordatagli dal suo Rettore Magnifico Draghi. Ottenuta carta bianca, è nata così quella corrente tecnico-politico-culturale che sarà ricordata dai posteri come il Giavazzismo.
A coloro i quali in passato avevano intrattenuto rapporti minimamente cordiali con i leader politici è stata chiesta un’immediata e perpetua abiura, peraltro prontamente concessa. Tra i primi a beneficiare del nuovo corso, il fido Dario Scannapieco che già poteva vantare una pluridecennale frequentazione con il fulgido rettore. Il nuovo amministratore delegato di CDP, sommerso da carte, per farsi un’idea visto che ha bloccato ogni progetto, ha provveduto immediatamente a nominare come suo capo di staff Fabio Barchiesi, che era al centro medico del Coni, dove da sempre, appunto, si tengono a battesimo, com’è noto nei circoli economici che contano, piani di sviluppo ed aggregazioni industriali. La Nazione può essere quindi sicura che in Cassa Depositi e Prestiti la salute dei dipendenti sarà sempre al primo posto.