Il fallimento del Movimento
Nata come farsa, la parabola dei deliranti finisce in fondo al grottesco, nella feccia di un calice che si alimenta di ogni miseria che la setta attribuiva a chiunque non fosse dei loro: falsità, disinformazione, corruzione non solo morale, svendita dei valori al mercato dell’usato, familismo, opportunismo, carrierismo. Tutto in meno di un decennio. Il potere logora chi non ce l’ha e lo sogna, poi chi ce l’ha, quindi chi non lo vuol mollare, infine chi lo rimpiange. Questa roba qui, questa miseria totale globale qui, aveva convinto un italiano su tre. È vero che la storia non insegna niente, che gli uomini sono dei pazzi, che la malapianta dell’umanità non la raddrizzi, però almeno l’ombra di un pensiero, la prossima volta, non farebbe male. Se invece la gente vuol continuare a votare per allegria, vaffanculo vaffanculo, allora si accomodi. Ma non si lamenti. Non si lamenti come nella Roma della Raggi e dei cinghiali, dei ratti e dei monti di monnezza, delle targhe sbagliate, Azelio, Morirono anziché Morricone, un governo col T9, a scorrettore automatico, una capitale infetta per una nazione corrotta, una città eterna nel peggio, dove giri, giri e ti senti sempre fuori, mai incluso, mai compreso, eppure quel che resta di questo incubo di Hyeronimus Bosch la rivuole, la difende la sindaca ossuta, che pare la personificazione scarnificata di un movimento che non c’è mai stato ma ha divorato l’impossibile e anche adesso, che agonizza sotto al sole e evapora qual medusa, non si placa, maledetto, condannato a far ridere e disperare anche dopo morto.
Max Del Papa, 13 luglio 2021