In economia, come in politica, assistiamo spesso all’altalenarsi di mode. Ultimamente vanno di moda sovranismo e populismo di varie estrazioni, mentre qualche anno fa, incredibile a dirsi, andava di moda “essere liberali”. Naturalmente è stata una moda effimera, praticata per lo più da persone che di liberale avevano poco e nulla: tutti liberali a parole, senza capirci niente ed atteggiandosi a “liberali” solo perché “trendy”. Di fatto diventando solamente delle macchiette, intenti a rappresentare quello che loro pensavano fosse il liberalismo, ma impossibilitati a farlo perché cresciuti imbevuti in ideologie anti liberali e stataliste, dilaganti nei luoghi di produzione della cultura e nelle scuole di ogni ordine e grado.
Scriveva Sergio Ricossa nel suo formidabile libro “I fuochisti della vaporiera” (Editoriale Nuova 1978 – IBL Libri 2017): “Il succedersi delle mode scientifiche segue forme regolari, che William James (filosofo e psicologo americano, ndr) studiò tempo fa. La “Legge di James” sostiene che ogni nuova dottrina scientifica di una certa importanza attraversa tre fasi. Nella prima, subisce gli attacchi dei benpensanti, che la dichiarano assurda. Nella seconda, è riconosciuta vera, ma banale. Nella terza, trova tutti d’accordo sulla sua importanza, e ciascuno convinto di averla presagita e promossa. Spesso si manifesta una quarta fase. La dottrina passa di moda, è ripudiata, e si citano la prima e la seconda fase per dimostrare che fin dal principio si era capito tutto”.
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Difficile in Italia portare avanti una cultura liberale sempre sotto assedio, difficile farsi spazio in un ambiente in cui, in perfetto stile gramsciano, la conquista delle fonti di cultura (case editrici, giornali, televisione, scuola,….) è stata sistematica e dilagante da parte di culture anti liberali. E pochi i paladini a difendere imperterriti le trincee liberali.
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Marco Pannella parlava della “enciclopedia italiana” riscritta, a modo loro, da certe sinistre. E ancora Sergio Ricossa, nel 1978: “Dopo la seconda guerra mondiale, il sinistrismo si diffuse come una ruggine rossa su tutta la cultura italiana. Corrose la filosofia, la storia, la sociologia, tutte le discipline umanistiche. Niente più era antiruggine. Venne una linguistica di sinistra, una geografia di sinistra, una fisica di sinistra. La grammatica, la latitudine e la longitudine, il chilowattora e l’elettrone dovettero arrendersi e farsi reinterpretare. Si vedevano solo con occhiali marca Marx. Altrimenti si vedeva nulla, la realtà scompariva” (ibid.).
Il liberalismo non è una moda, è la scelta della libertà, perché, come diceva Karl Popper “libertà e uguaglianza sono importanti, ma la libertà è più importante”. Ringraziando chi, come Ricossa, ha saputo tenere alta la “bandiera dell’antiruggine”, contro una ruggine che ancor oggi imperversa.
“Vivere è scegliere, e il liberalismo è l’ideologia della vita”. S. Ricossa.
Fabrizio Bonali, 22 gennaio 2023