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Meloni vs Ong

Così Meloni prova a incastrare le Ong

Il governo ha approvato il nuovo decreto per contrastare l’immigrazione irregolare: multe e confische alle Ong

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È arrivato ieri sera il via libera del governo Meloni al primo pacchetto di misure urgenti, per regolare i flussi migratori, ed offrire il primo codice di condotta per le attività delle Ong. Una serie di disposizioni che nascono dalla linea dura dell’esecutivo di centrodestra, e che porterà ad applicare con effetto immediato multe e confische contro le navi delle organizzazioni non governative.

Ma andiamo con ordine. La prima novità è sicuramente l’obbligo imposto alle Ong di transitare ed intervenire solamente in caso di soccorso. Nell’ipotesi di violazione delle norme, ecco che scatteranno pene severe per il comandante, l’armatore e il proprietario, fino a 50.000 mila euro, compresa la confisca del mezzo. Secondo il nuovo regolamento, “il transito e la sosta in territorio nazionale sono comunque garantiti ai soli fini di assicurare il soccorso e l’assistenza a terra delle persone prese a bordo a tutela della loro incolumità”. Le operazioni di soccorso devono essere “immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo nella cui area di responsabilità si svolge l’evento e allo Stato di bandiera, ed effettuate nel rispetto delle indicazioni delle predette autorità“. In caso opposto, scatteranno le sanzioni amministrative sopracitate.

Insomma, l’obiettivo della norma è in linea con le azioni del governo Meloni in queste prime settimane: disincentivare l’attività in mare delle organizzazioni non governative. Il primo ad agire fu proprio il ministro Piatendosi, quando cercò di ribadire il concetto di Stato battente bandiera delle navi Ong. Il governo italiano, ai tempi, decise di non far sbarcare su suolo nazionale i migranti, proprio perché in caso di sbarco, la responsabilità sarebbe diventata automaticamente di Roma. Al contrario, invece, in caso di controlli effettuati direttamente sulla nave (per poi identificare chi ha il diritto o meno di sbarcare), si sarebbe mantenuta la competenza dello Stato bandiera per gli immigrati irregolari, ovviamente rimasti a bordo.

Per approfondire:

Il nuovo decreto rappresenta il successivo step. Fino ad oggi, le navi effettuavano un numero elevato di soccorsi, per poi richiedere di attraccare nel porto più vicino a causa delle precarie condizioni umanitarie, alimentari ed igienico-sanitarie a bordo. Con questo intervento, invece, il governo Meloni andrebbe ad imporre l’obbligo di effettuare salvataggi limitati. Anzi, circoscritti ad una singola operazione di soccorso. Ciò vuol dire che, dopo aver raccolto il primo gruppo di migranti, le Ong dovranno procedere a portarli immediatamente in acque nazionali, per poi tornare indietro e ricominciare con le altre operazioni. In sostanza, le navi saranno soggette ad un costante “avanti-indietro”, portando inesorabilmente un incremento dei propri costi.

L’opzione è giunta con il volere unanime delle forze di coalizione, anche se la Lega avrebbe spinto per inserire all’interno di questo pacchetto anche le misure adottate contro il dilagare di baby gang e rave party. Nonostante tutto, la soluzione di compromesso sulle Ong sembra soddisfare tutti e tre i partiti di centrodestra, riservando quindi gli altri interventi al secondo decreto, già fissato per la fine di gennaio.

Per approfondire:

Nel frattempo, il cambio di casacca a Palazzo Chigi ha già lanciato un chiaro messaggio alle organizzazioni non governative. Nel corso di queste settimane, la linea dura del ministro Piantedosi ha portato ad un calo, pari al 78,6 per cento, degli arrivi con le navi Ong. Una diminuzione che appare lampante rispetto ai numeri del governo di Mario Draghi, dove nei primi dieci mesi del 2022 sono sbarcate più di 10mila persone attraverso le azioni delle navi.

Ora, il governo Meloni vuole proseguire seguendo la linea tracciata dal momento del suo insediamento nelle stanze del potere. Eppure, il grande dilemma rimarrà la tanto sventolata solidarietà europea: gli Stati membri saranno finalmente pronti ad accettare un’equa distribuzione dei migranti in arrivo, oppure si procederà con il solito scaricabarile di questi ultimi dieci anni?

Matteo Milanesi, 29 dicembre 2022