di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Ma è vero che, a partire da oggi, 1° maggio 2022, sarà un “liberi tutti”? Il Consiglio dei ministri non ha emanato un nuovo decreto-legge, resta pertanto in vigore il decreto-legge n. 24 del 24 marzo 2022, che va letto unitamente alla Legge di conversione n. 11 del 18 febbraio 2022 (che ha convertito in legge il decreto-legge n. 221 del 24 dicembre 2021), il Dpcm del 2 marzo 2022 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo) e l’ordinanza del ministero della salute del 28 aprile 2022. Non ci avete capito un cavolo: una volta c’erano le leggi chiare e succinte, ma nella società delle emergenze tutto è cambiato.
Una giungla normativa nella quale cercheremo di fare chiarezza, per quanto possibile. In attesa che il Parlamento converta in legge (non sappiamo con quali modifiche) il decreto-legge n. 24/2022, la situazione è questa:
Mascherine: l’ordinanza emanata dal ministero della salute il 28 aprile 2022 obbliga fino al 15 giugno 2022 l’uso della mascherina al chiuso – modello Ffp2 – in cinema, teatri, sale da concerto, locali di intrattenimento o similari, musica dal vivo, mezzi di trasporto (di qualsiasi tipo) e agli studenti della scuola primaria e secondaria di età superiore a sei anni. Non sarà più obbligatoria all’aperto (neanche in stadi o per concerti), mentre resta vivamente “raccomandata” in tutti gli altri luoghi al chiuso. Per andare al bar, al ristorante, alle poste, in alberghi, banche, uffici pubblici o di lavoro privato, convegni, sagre, piscine, palestre, congressi, fiere etc, la mascherina (chirurgica o Ffp2) resta un dispositivo di protezione individuale meramente “raccomandato” e non più obbligatorio. Resta invece obbligatorio per accedere alle Rsa. Bar no, cinema sì, palestra no, scuola (!!!???) sì. È evidente che questa lista di sì e di no non ha alcun senso e che viviamo in Italia nel teatro dell’assurdo. Il simbolo dell’emergenza, la mascherina, deve restare. Portarla per sicurezza sempre in tasca, come un preservativo di cui si può sempre avere bisogno.
Green pass: a partire dal 1° maggio 2022 cessa l’obbligo di esibizione della certificazione verde (sia base che rafforzata), in qualsiasi posto, sia al chiuso che all’aperto, fatta eccezione per i visitatori delle Rsa (obbligo che permane fino al 31 dicembre 2022). Il cosiddetto green pass, tuttavia, non va in pensione. Dal 1° maggio decade soltanto l’obbligo di esibizione, ma le norme che introdussero la certificazione verde non vengono abrogate. Per mantenerle Draghi si è inventato con un Dpcm una “validità tecnica” del pass. L’art. 1, lettera b) del Dpcm del 2 marzo 2022, pubblicato in GU il 4 marzo, prevede che “in caso di somministrazione della dose di richiamo, successivo al ciclo vaccinale primario, la certificazione verde COVID-19 ha una validità tecnica, collegata alla scadenza del sigillo elettronico qualificato, al massimo di cinquecentoquaranta giorni. Prima di detta scadenza, senza necessità di ulteriori dosi di richiamo, la PN-DGC emette una nuova certificazione verde COVID-19 con validità tecnica di ulteriori cinquecentoquaranta giorni, dandone comunicazione all’intestatario”. Cosa vuol dire? Vuol dire che il sigillo elettronico che troviamo sul green pass rilasciato a chi ha fatto la dose vaccinale di richiamo (la cosiddetta terza dose), conserva la sua efficacia per 540 giorni successivi alla somministrazione del richiamo (alla scadenza il ministero ne rilascerà, sembra, un altro di pari validità temporale). Qualora in autunno/inverno tornasse la pandemia, e qualora il governo decidesse di re-imporre l’obbligo di esibizione della certificazione verde, chi ha fatto per bene tutte le dosi avrà come premio il pass attivato. Chi invece non si è vaccinato o non ha fatto tutte le sue dosi, o è guarito ma non si è vaccinato si troverà nuovamente discriminato.
Obbligo vaccinale. Restano in vigore, in attesa di conversione in legge, le norme del decreto-legge n. 24 del 24 marzo 2022 (e in parte anche quelle della Legge n. 11 del 18 febbraio 2022). Fino al 31 dicembre 2022 restano obbligati alla vaccinazione il personale medico, sanitario e socioassistenziale (anche delle Rsa), mentre fino al 15 giugno 2022 tutti i cittadini italiani che hanno compiuto i 50 anni di età. Per questi ultimi bisogna fare attenzione a non confondere green pass con obbligo vaccinale. L’over 50 che non si è sottoposto a vaccinazione, guarito o meno dalla Covid non conta, dal 1° maggio al 15 giugno 2022 potrà tornare a lavoro anche se sprovvisto di green pass (non ci sarà bisogno neppure più di quello base), ma resterà obbligato alla vaccinazione. Cambia dunque il regime sanzionatorio: la sanzione non sarà più quella della sospensione dal lavoro e dalla retribuzione bensì quella della multa di 100 euro una tantum.
Ci sia consentita una provocazione. Per quale motivo il governo allenta la morsa quando il tasso di positività è ancora intorno al 15-16%, lo stesso di gennaio quando la morsa governativa si fece parecchio asfissiante? Il numero di morti è inferiore rispetto a quattro mesi fa, così come inferiore è il numero di posti letto occupati in terapia intensiva; si avvicina l’estate e dunque il virus non fa più paura. Ma allora perché per oltre due anni siamo stati bombardati da Tv e giornali, giorno e notte, senza tregua, sull’importanza del tasso di positività? Forse perché il governo doveva, a tutti i costi, far vaccinare quasi tutti gli italiani? Così che, quando ha visto che non si vaccinava più nessuno, nonostante i ricatti e le discriminazioni, ha deciso di mollarci un po’ nei mesi estivi? Può essere che sia andata così. Ma è più probabile che, in vista dell’autunno, si passi dall’emergenza pandemica – la cui narrazione non fa più paura a nessuno – all’emergenza energetica. Non è un caso che, con la cessazione dello stato di emergenza sanitario, il governo abbia già emanato – fino al 31 dicembre – un nuovo stato di emergenza, quello relativo alla guerra in Ucraina. È il tempo dell’emergenza permanente; governare con l’emergenza per non avere di intralcio i diritti fondamentali. Tutto così è più facile.