3. La terza, più che una modalità espressiva, è un giudizio, un approccio psicologico, che per educazione molti non esplicitano, ma ci è stato inculcato e inoculato in modo capillare. Mentre a marzo e ad aprile, se avevamo la notizia di una persona trovata positiva, scattava un moto di solidarietà e simpatia, adesso – incredibilmente – scatta in automatico una specie di sospetto. “Ah, ma allora sei andato in vacanza nel tale posto?” oppure “Ah, ma allora sei andato in discoteca?” oppure “Ah, ma allora sei uno di quelli della movida?”, necessariamente associando la sopravvenuta positività a un meccanismo di colpevolizzazione.
Sembra incredibile, ma è così. L’esperimento è tragicamente riuscito. Mesi di massaggio mediatico e di terrore indotto hanno cambiato il nostro modo di parlare e di pensare.
Daniele Capezzone, 7 settembre 2020