Dati ricoveri Covid gonfiati

Covid, Bassetti denuncia ancora magheggi sui ricoveri: “L’80% è conteggiato male”

L’infettivologo svela la realtà sui numeri dei pazienti ricoverati in ospedale. I dati sarebbero “falsati”…

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In una lunga intervista rilasciata a “La Stampa”, l’infettivologo Matteo Bassetti, ribadisce un concetto che, insieme a tanti altri suoi colleghi che operano nelle corsie degli ospedali, sta cercando faticosamente di trasmettere al grande pubblico. Concetto efficacemente sintetizzato nel titolo della medesima intervista: “L’80% dei pazienti è in ospedale per altro, ma viene segnato ‘Covid’”.

Entrando nel dettaglio dei numeri, che a tanti virologi da salotto risultano sempre indigesti, il medico stima che “su 10 mila ricoverati con tampone positivo al Sars-Cov2, solo 1500 sono ricoverati con sintomi clinici da Covid-19. E in terapia intensiva, il luogo dove si lotta tra la vita e la morte, circa il 60% è ricoverato “con Covid”, ma è lì per tutt’altro. Mesi fa – aggiunge Bassetti – avevo suggerito di classificare come “Covid” quei ricoverati con tampone positivo, ma anche segni clinici di malattia. Tuttavia nessuno mi ha dato retta e oggi ci troviamo a dover curare nei reparti di malattie infettive persone che con la malattia da Coronavirus non c’entrano nulla e che starebbero meglio in Ortopedia o magari in Cardiologia.”

Per quanto riguarda il tema scivoloso delle mascherine, Bassetti non ha dubbi circa la loro attuale inutilità. Citando il caso abbastanza comico del nostro premier, risultato positivo al tampone, ma asintomatico, dopo aver dipinto il Covid come una malattia mortale per tutti, questo il suo breve commento: “Se c’è uno che mette le mascherine è proprio Draghi, in tutte le riunioni è obbligatorio metterla eppure si è contagiato lo stesso. Il modo per limitare il contagio grave è il vaccino, la mascherina con Omicron e le sue sotto varianti può fare poco.”

Quindi, in estrema sintesi, se le nostre autorità fossero in grado di fare due più due, dando seguito alle sempre più manifeste valutazioni espresse da Bassetti, avrebbero dovuto già da molto tempo trarne le ovvie conclusioni, eliminando ogni forma di restrizione, analogamente a ciò che ha fatto gran parte del mondo avanzato.

In particolare, dal momento che già da molto tempo non c’è più alcun nesso causale tra il numero dei contagi e la diffusione della malattia grave, perseverare nella liturgia del terrore basandosi sulla diffusione di un virus ampiamente endemico è realmente diabolico. Così come è altrettanto diabolico che le stesse autorità, sostenute da una informazione che ha smesso da tempo di fare il suo lavoro, proseguano imperterrite a conteggiare tra i morti tutti i positivi al tampone, in modo tale da avere sempre una riserva strategica di vittime con cui intimorire all’occorrenza una popolazione sempre più confusa.

Funzionali al micidiale binomio contagi/anticamera dell’obitorio ci sono molti dei cosiddetti scienziati che, proprio grazie all’arrivo del Sars-Cov-2, hanno vinto la lotteria della celebrità. Tra questi Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, il quale sul tema delle mascherine è agli antipodi rispetto a Bassetti. Presentando il 21 aprile un report elaborato dalla stessa fondazione, così ha commentato il medico palermitano: “Ricoveri, intensive e decessi presentano una lieve tendenza alla flessione – è costretto ad ammettere questo ennesimo fenomeno virale – ma la circolazione del virus è ancora molto elevata. Il numero dei positivi, sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri sono oltre 50 mila e il tasso di positività dei tamponi supera il 15%”. Ecco perché abolire l’obbligo di mascherina al chiuso è una decisione molto avventata”.

A questo punto appare evidente che se non si riesce a scardinare la citata, micidiale consequenzialità tra contagi e malattia grave, che i numeri citati dallo stesso Cartabellotta smentiscono clamorosamente (oltre 1,2 milioni di casi con circa 400 ricoveri in terapia intensiva, di cui meno della metà per causa diretta del Covid-19, ne sono la prova provata), con l’arrivo della stagione fredda, continuando a cercare un virus sempre più adattato e diffusivo, c’è il rischio tutt’altro che remoto di vivere un’altra stagione di allucinanti restrizioni amorevolmente prese per il “nostro bene”.

Claudio Romiti, 22 aprile 2022

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