Cronaca

Covid, Bassetti stronca il nuovo vaccino di massa: “I miei figli non lo faranno”

L’infettivologo interviene bocciando la raccomandazione degli Usa di vaccinare anche i bambini dai 6 mesi in su

© LarisaBozhikova tramite Canva.com

In merito al tema infinito dei vaccini anti-Covid, “grazie” ai quali lo Stato italiano ha gettato nello sciacquone somme colossali, Matteo Bassetti ha preso una posizione molto decisa contro le raccomandazioni del Centers for Disease Control and Prevention. In sostanza il noto responsabile delle Malattie infettive del San Martino di Genova, ha bocciato senza appello l’idea del Cdc, l’ente governativo statunitense responsabile delle principali decisioni e raccomandazioni in tema di salute pubblica, di sottoporre a vaccinazione l’intera popolazione a partire dai 6 mesi di vita.

E lo ha fatto, così come dichiarato all’Adnkrons, con parole esatte come fili a piombo: “Non sono assolutamente d’accordo con il Cdc che negli Stati Uniti raccomanda il vaccino Covid aggiornato a tutti da 6 mesi di vita. Non dobbiamo ricommettere il medesimo errore già commesso due anni fa allargando la vaccinazione a tutti da 0 a 100 anni senza nessuna distinzione. Noi dobbiamo, per quanto riguarda l’Italia perché ovviamente a me del Cdc interessa sinceramente poco, cercare di evitare gli errori commessi nel passato”. Tant’è, aggiunge Bassetti in modo perentorio: “I miei figli e mia moglie non si vaccineranno”.

Inoltre, ammettendo esplicitamente il flop italiano di una vaccinazione di massa senza precedenti (a cui ,occorre ricordare, l’infettivologo Genovese diede un certo contributo, anche sotto forma di canzoncine natalizie insieme a Pregliasco e Crisanti), Bassetti traccia un quadro piuttosto eloquente circa la situazione del nostro Paese: “Ricordo che la quarta dose è stata fatta dall’8% della popolazione da 0 a 100 anni, quindi mi pare che sia stato un fallimento totale – rimarca il medico – Dobbiamo proteggere una popolazione di soggetti fragili, ultra-fragili e anziani, per cui io addirittura sarei dell’idea di non partire con la vaccinazione dai 60 anni in poi, ma di targetizzare i grandi anziani, cioè dai 70-75 anni in poi, più i fragili e gli ultra-fragili con questo richiamo. Su queste categorie – persegue – bisognerebbe riuscire ad arrivare al 100% di copertura, perché ogni persona di 70, 75, 80 anni che ha il Covid, rischia di avere una forma impegnativa di malattia, di avere problemi, di dover andare in ospedale. Queste persone vanno assolutamente protette”.

Bene, si tratta dell’ennesima, assai ragionevole presa di posizione di Bassetti, la quale rappresenta per noi aperturisti della prima ora un autorevole, seppur postumo riconoscimento di ciò che alcuni inascoltati studiosi di medicina, trattati al livello di ciarlatani dalla stampa mainstream, predicavano sin dall’inizio di strana pandemia a bassa letalità. Ossia, concentrare la vaccinazione sui molto anziani e sui soggetti immunodepressi, lasciando comunque la libertà di scelta come fondamentale puntello democratico e costituzionale, senza imporre strumenti abominevoli come il famigerato green pass. Esattamente come si fa da decenni per l’influenza stagionale.

In sostanza, la tesi di Bassetti aprirebbe – il condizionale è d’obbligo nella palude dell’informazione italiana – la strada per una riflessione postuma in merito a ciò che è accaduto in Italia durante la lunga  e costosissima campagna vaccinale di massa. Una campagna vaccinale di massa la quale, oltre ad aver tolto gran parte dei diritti civili ai cittadini che non si sono piegati ai diktat del dominate regime politico-sanitario, non ha ancora definito quali effettivi benefici abbia  realmente apportato all’intera collettività nazionale.

Claudio Romiti, 13 settembre 2023