Come riportato da gran parte della nostra informazione, il presidente Joe Biden ha annunciato la fine della pandemia negli Stati Uniti. In un’intervista rilasciata a 60 Minutes sulla Cbs, l’inquilino della Casa Bianca ha detto: “Se ci si guarda intorno, nessuno indossa più una maschera e tutti hanno un bell’aspetto. Insomma, la pandemia è finita”. Anche se poi ha aggiunto che c’è “un problema con il Covid-19 e occorre lavorarci ancora molto.” Tuttavia ai talebani sanitari che albergano nel Partito democratico la cosa non è affatto piaciuta.
In un post pubblicato su Twitter Eric Feigl Ding, membro dello staff presidenziale, nonché epidemiologo ed economista sanitario a capo della Covid Task Force presso il New England Complex Systems Institute, ha scritto: “Spero che ogni membro democratico del Congresso si unisca a me nell’interrogare l’amministrazione su questo. Chiediamo a Joe Biden di non revocare lo stato di Covid-19 come emergenza sanitaria pubblica e di non dichiarare missione compiuta troppo presto.
Sta di fatto che la netta presa di posizione di Biden, che in Italia ancora oggi rappresenterebbe una vera eresia per chi attualmente occupa la stanza dei bottoni, costituisce un ulteriore e significativo segnale politico nella direzione di una piena normalizzazione, dopo il panico virale che ha profondamente scosso per molto tempo la società occidentale. Panico virale, a mio avviso, quasi totalmente destituito di fondamento e la cui responsabilità ricade in buona parte sulle spalle della coppia Conte-Speranza, artefici nella primavera del 2020 di un escalation di durissime restrizioni sanitarie, le quali hanno suggestionato oltre ogni misura la maggior parte degli stessi Paesi occidentali.
Infatti, a margine del succitato annuncio di Biden, la Repubblica, in un articolo firmato da Irma D’Aria, ha pienamente confermato la sua appartenenza al cosiddetto giornale unico del virus, riportando i commenti allarmistici di due noti iettatori sanitari. In primis, alla domanda “se anche in Italia la pandemia possa considerarsi finita”, l’onnipresente Fabrizio Pregliasco si è così espresso: “Non c’è un sì o un no a questa domanda, perché siamo in una fase di transizione, cioè di convivenza con il virus. Siamo all’ultimo miglio che è quello più difficile da gestire e a seconda di come ci comporteremo e dal tasso di adesione al richiamo vaccinale la strada sarà in discesa oppure no.” Ed a sostegno di questa ennesima, insopportabile supercazzola ad uso e consumo di fobici e paranoici, viene chiamata in causa l’immunologa Antonella Viola, anch’essa specializzata nell’arte di inculcare la paura del virus alle masse.
Pur ammettendo che sul piano generale la pandemia è ampiamente sotto controllo, la Viola sgancia la sua bombetta terrorizzante: “Ci sono anche delle cattive notizie perché pochissime persone si stanno recando ai centri vaccinali e questo naturalmente ci preoccupa un po’ perché vuol dire che si sta prendendo sotto gamba il problema del Covid che ancora esiste. Tra l’altro c’è stato uno studio pubblicato di recente su una rivista molto importante che ha dimostrato come le varianti BA.4 e BA.5, quindi le ultime che stanno circolando ancora oggi, sono non solo più contagiose ma anche più aggressive da un punto di vista clinico rispetto alle varianti precedenti, quindi chi vi dice che ormai il virus è diventato un raffreddore vi sta dicendo una grande stupidaggine”.
Capito? Mentre persino il presidente della maggiore potenza mondiale, pur con una certa riluttanza, è costretto ad ammettere che di fatto la forza propulsiva della pandemia si è sostanzialmente esaurita, secondo i nostri esperti del terrore il virus è ancora vivo e lotta in mezzo a noi ed è addirittura diventato più contagioso e più aggressivo. Tutto questo in barba all’esperienza accumulata in decenni di studi su analoghi virus respiratori le cui epidemie, così come sostenne l’illustre Giorgio Palù, attuale presidente dell’Aifa, nella primavera del 2020, sono sempre durate nelle forme gravi non oltre i due anni. Questo almeno per ciò che riguarda il passato e il resto del mondo avanzato attuale.
Dato che secondo Pregliasco, Viola e compagnia cantante il nostro virus è differente, tanto da non avere scadenza e da diventare addirittura più letale con il passare del tempo, noi saremmo condannati a tenercelo in eterno insieme a questi citati uccelli del malaugurio. Dico lo saremmo solo nella remota eventualità di ritrovarci nelle stesse mani di chi ha gestito nel modo pazzesco che conosciamo una pandemia a relativa bassa letalità.
Claudio Romiti, 19 settembre 2022