È come correre sul filo di un rasoio. Ieri Giorgia Meloni è stata molto chiara nella conferenza stampa fiume in cui è stata bombardata di domande: “Mai più lockdown e limitazioni della libertà”. E per questa si è presa il nostro grazie. Però ha anche parlato di “controllo” del rischio pandemico, con tanto di elogio delle mascherine e dei tamponi, considerati i primi presidi contro la diffusione di chissà quale variante.
La circolare del ministero della Salute
Detto, fatto, il ministero della Salute guidato da Orazio Schillaci ha tradotto in circolare cosa ci aspetta durante l’inverno in caso di colpo di coda del virus. Il documento si intitola “Interventi in atto per la gestione della circolazione del SARS-CoV-2 nella stagione invernale 2022- 2023” e porta la firma in calce di Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria. L’obiettivo: delineare una “transizione da una gestione di tipo emergenziale ad una gestione sostenibile” del Covid. Secondo l’Ue, visto che la “frequenza di riscontro della variante virale BQ.1, caratterizzata da una maggiore capacità di immuno-evasione, continua ad aumentare”, bisogna allora “monitorare la situazione epidemiologica”. Resterebbe infatti “l’incertezza” dell’andamento epidemiologico, dovuta al possibile emergere di nuove varianti, magari in arrivo dalla Cina, e a tanti altri fattori (vaccini, altri virus, ambienti chiusi) che per il ministero potrebbero metterci in difficoltà.
La campagna per i vaccini
Dunque? Dunque ecco come a viale Lungotevere Ripa 1 hanno pensato di preparare gli italiani. Garantire “una comunicazione chiara, completa e basata su evidenze scientifiche”. Raccogliere i dati, fare sorveglianza genomica e sulle acque reflue. Implementare la campagna vaccinale, compresa quella “sui nuovi vaccini e adattati e sui vaccini proteici”, in particolare verso “anziani e fragili, proteggendoli dalla malattia grave e dalla ospedalizzazione”. Infine gli ormai famosi “interventi non farmacologici”. Ed è qui che casca l’asino.
Isolamento e tamponi
Nella circolare sembrano infatti tornare l’ipotesi di imporre l’uso di mascherine e il divieto di assembramento, che molto ricordano le gestioni contiane dell’epidemia. Il ministero, non si sa quanto approvato dal ministro, scrive infatti che queste misure sono state “fondamentali per limitare la diffusione del virus, proteggere i gruppi vulnerabili e ridurre la pressione sui sistemi sanitari” (si vede in Cina). Dunque si continuerà con “l’individuazione dei casi attraverso i test, l’isolamento dei positivi e la ricerca mirata dei contatti”, benché ormai ci sfugga la gran parte dei casi positivi asintomatici. Anche se qualche novità c’è. “La ricerca dei contatti e l’autosorveglianza – si legge nella circolare – dovrebbero prioritariamente essere condotte ed applicate in individui a rischio di malattia grave, contesti ad alto rischio (assistenza sanitaria, case di cura e strutture di assistenza a lungo termine), e in situazioni di maggiore preoccupazione”. Non insomma “‘ndo cojo cojo“, come fatto fino ad oggi. L’isolamento, inoltre, viene sì “indicato” per mitigare l’epidemia, ma rendendolo “raccomandato piuttosto che obbligatorio” e anche “senza test in uscita”.
Tornano le mascherine
Capitolo a parte lo meritano le mascherine. La circolare ritiene che siano efficaci “nel ridurre la trasmissione dei virus respiratori”, ipotizzando anche il ritorno – in caso di “evidente” peggioramento dell’epidemia – dell’obbligo di indossarle in spazi chiusi. Non solo. In caso di “sensibile” (quanto?) peggioramento, torneranno anche “in via temporanea” il “lavoro da casa” e “la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti“. In pratica: maschere obbligatorie, stop a concerti e manifestazioni sportive e smartworking.
“Sebbene l’evoluzione della pandemia sia allo stato attuale imprevedibile – conclude il ministero – il nostro Paese deve prepararsi ad affrontare un inverno in cui si potrebbe osservare un aumentato impatto assistenziale attribuibile a diverse malattie respiratorie acute, prima fra tutte l’influenza, e alla possibile circolazione di nuove varianti di SARS-CoV-2, determinato anche dai comportamenti individuali e dallo stato immunitario della popolazione”. Ne usciremo mai?