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Covid, così la Corea ha surclassato Speranza e soci

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La popolazione italiana è appena del 10% superiore a quella della Corea del Sud (SK) e, d’altra parte, la densità del Paese asiatico è più del doppio della nostra. Più precisamente:

Popolazione e densità: Italia, 60 milioni e 199 ab/kmq; Sud Corea, 51 milioni, 490 ab/kmq.

All’inizio della pandemia, ci furono giorni in cui i due Paesi avevano lo stesso numero d’infetti e di decessi. Più precisamente:

26 Febbraio 2020. Morti accertati per coronavirus: Italia, 12; SK, 12.

8 Marzo 2020. Casi di coronavirus: Italia, 7375; SK, 7314.

Oggi, dopo oltre un anno, il consuntivo per i due Paesi è presto fatto:

4 Aprile 2021. Morti accertati per coronavirus: Italia, 111.000; SK, 1750.
Casi di coronavirus: Italia, 3.650.000; SK, 106.000.

È utile avere il colpo d’occhio della situazione aiutandosi con tre grafici cruciali: i casi per milione d’abitanti (2000 la SK, 60.000 l’Italia), i decessi per milione d’abitanti (34 la SK, 1830 l’Italia), l’eccesso di mortalità nel 2020 rispetto alla mortalità media degli ultimi cinque anni (la SK entro il 10%, l’Italia con due picchi fino all’80% e al 60%). Si notino, nei grafici, all’inizio della pandemia, i momenti quando i due Paesi stavano subendo, quantitativamente, la stessa sorte.

Casi per milione d’abitanti

Decessi per milione d’abitanti

Eccesso di mortalità

Cosa ha fatto la Corea del Sud

Il fatto è che la scienza sapeva benissimo come affrontare la pandemia. Perché quello della Corea del Sud non è senno del poi: ce ne eravamo accorti perfino noi, e lo scrivemmo il 18 Marzo 2020 (si veda l’articolo «Il modello fallimentare di Conte»). Gli unici a non accorgersene erano i nostri ministri agli Esteri (Di Maio) e alla Salute (Speranza).

La SK fin da sùbito offriva alla popolazione chiare linee guide di comportamento, effettuava capillarmente i tamponi, isolava i positivi e i loro contatti, e assisteva con competenza i malati. Individuare gli infetti, isolarli, curarli, queste sono state le loro mosse. Il tutto senza chiudere alcuna attività produttiva o d’affari (a esclusione di scuole, palestre e cinema, poi presto riaperti), senza indiscriminati ordini di «stare a casa» e senza quelle misure restrittive che ancora oggi Mario Draghi, nella più totale insipienza, sta affliggendo a tutti noi.

Durante gli ultimi 20 anni, la SK ha portato a 123 per 10 mila abitanti il numero di posti-letto negli ospedali. Noi nello stesso periodo di tempo, massimamente dal governo Monti in poi, li abbiamo ridotti a 32 per 10 mila abitanti. E ancora oggi Mario Draghi, reiterando le parole di Conte, ci informa che il denaro del Recovery Fund deve essere speso per la Green Economy, cioè per quella fantomatica transizione energetica che, come un virus mortale, ha spappolato il cervello perfino del Presidente della Repubblica. Il quale, ad appena un mese dall’inizio della pandemia, sottoscriveva assieme ad una trentina di altri suoi colleghi, l’esortazione affinché tutti i flussi finanziari (fatemelo ripetere: hanno scritto “tutti”) fossero indirizzati sulla farlocca Green Economy.

La SK importava il primo infetto dalla Cina il 20 gennaio. Il 4 febbraio chiudeva gli ingressi dalla Cina. Da noi, quel genio del Sindaco di Firenze lanciava l’hashtag #ioabbracciouncinese.

Contemporaneamente, il Paese asiatico ordinava la produzione di massa di kit per i test diagnostici e nel giro di un paio di settimane ne producevano anche 100 mila in un giorno. In febbraio, ai primi tempi della pandemia, quando la SK effettuava 15 mila tamponi al giorno, il ministro Speranza decideva di interromperli ed eseguirli solo sui sintomatici gravi: era il 26 febbraio 2020.

E quando il ai primi di Marzo 2020 il consigliere di Speranza, quel tal Walter Ricciardi, dichiarava che l’uso delle maschere protettive era inutile, il governo SK, dopo aver già prontamente acquistato l’80% delle mascherine disponibili sul mercato, esortava i propri cittadini a indossarle in tutti i luoghi chiusi.

Durante le prime settimane della pandemia, il governo SK trasformava molte strutture pubbliche in luoghi di isolamento temporaneo per i pazienti, sia per evitare i contagi in casa, sia per alleviare la pressione sugli ospedali. Le misure per la quarantena sono state severissime. Chi in quarantena è stato obbligato ad essere elettronicamente tracciato per 2 settimane, e infrangere il divieto comportava una sanzione equivalente a qualche migliaio di euro. Allo stesso tempo, però, non è stato abbandonato a sé stesso, ma visitato due volte al giorno da appositi operatori sia per sostegno psicologico che per ricevere beni di necessità, incluso il cibo.

Cosa ha fatto l’Italia

Per farla breve: noi abbiamo sbagliato tutto, la Corea del Sud è stata un modello per il mondo intero. La cosa straordinaria è che stiamo ancora sbagliando tutto. A fronte del fallimento delle misure prese, Draghi e il suo nuovo Cts, ove vedono quel fallimento, continuano a perseverare nell’errore, irrigidendo quelle farlocche misure. L’abbiamo già usata la metafora, troppo suggestiva per non ripeterla: per affrontare la pandemia ci han fatto recitare una volta al giorno la Vispa Teresa e, visto che la cosa non funziona, ci stanno obbligando a recitarla due volte al giorno.

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