La discussione fa alzare i toni dei convitati e così, come sempre, interviene San Pietro, che dopo aver richiamato tutti all’ordine e averli messi in fila a preparare il presepe tra canti e preghiere, si rivolge loro: “Voi italiani lo dovete allestire con fantasia, anche per onorare il carissimo fratello San Francesco d’Assisi, inventore, nel 1223, del primo presepe vivente”.
Andreotti, religiosamente allineato, aggiunge una nota di natura semantica: “La parola ‘presepe’ deriva dal latino praesaepe che significa ‘mangiatoia’. Ne troviamo testimonianza nei Vangeli di Luca e Matteo.”
E così, ecco in prima fila in ordine di altezza Amintore Fanfani, che posiziona una statuina molto amata in Toscana, di nome Festoso; subito dopo Giovanni Leone, con l’elegante vestito dell’antica sartoria Zenobi, che sistema una statuina di Benino, il pastorello tipico del presepe napoletano; Giulio Andreotti, con una certa timida ritrosia, appoggia una riproduzione di 28 centimetri che lo rappresenta donatagli dall’artista Genny Di Virgilio per il famoso presepe di San Gregorio Armeno; infine, Francesco Cossiga mette vicino a Benino un pastore di porcellana scozzese acquistato ad Edimburgo nella Cattedrale di St. Andrew.
Poi, tutti insieme a cantare Tu scendi dalle stelle e a sistemare la stella cometa che ha guidato i Re Magi. Stella Cometa che servirebbe anche a Draghi, per rimetterlo sul giusto cammino del Pnrr e non del Quirinale per evitare così che si trasformi in un buco nero.
Luigi Bisignani, Il Tempo 12 dicembre 2021