di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Ivermectina è un farmaco per cavalli. Ha riproposto un po’ ironicamente Dagospia, riprendendo Francesco Malfetano per il Messaggero. A dire la verità, l’aumento di citazioni e discussioni sull’Ivermectina, di cui siamo come autori in parte responsabili, era originato da menzioni su Twitter di questo studio, uscito a giugno, che è una rassegna (detta “meta analisi”) di altri 15 studi clinici e conclude “evidence found that ivermectin prophylaxis reduced COVID-19 infection by an average 86%” ovvero che la profilassi con Ivermectina riduce il contagio Covid19 in media dell’86%” (Ivermectin for Prevention and Treatment of COVID-19 Infection: A Systematic Review, Meta-analysis, and Trial Sequential Analysis to Inform Clinical Guidelines).
Cos’è l’Ivermectina
In questo studio non si parla però di cavalli o altri animali come pensano al Messaggero e Dagospia (povero Dago che fine hai fatto!) a meno di non considerare come tali africani, indiani, peruviani e altre popolazioni tropicali che dal 1995 usano normalmente l’Ivermectina. È innanzitutto completamente falso che ci sia un “boom di avvelenamenti” in Usa, questa è una tipica fake, perché se si prova a cercare, non si trova neppure un decesso associato all’uso di Ivermectina. Questo è un farmaco in uso dal 1995 nei paesi tropicali e centinaia di milioni di persone, esseri umani, non cavalli o altri animali l’hanno ingerito, tanto è vero che è stato possibile per studiosi di venti paesi diversi, da Israele, all’India, agli Usa, al Giappone, studiarne gli effetti. In Africa, ad esempio, dagli anni ‘90 si tengono periodiche campagne a base di Ivermectina per combattere vari parassiti e malattie virali.
Negli ultimi trent’anni non sono mai stati riportati casi di morte associati all’uso di Ivermectina (salvo errori di iperdosaggio). Si tratta di un farmaco sicuro, perché appunto in tutto questo tempo probabilmente un miliardo di persone l’ha assunto. E il suo inventore, Satoshi Omura, ha avuto il Nobel per la Medicina nel 2006. Youtube però ha rimosso un video del Nobel Omura che parlava di Ivermectina per la Covid19. Come questo studio “Covid19: L’enigma africano dell’Ivermectina” documenta, confrontando una ventina di paesi in cui la profilassi con Ivermectina è stata adottata con altri simili in cui invece non è stata usata, si è notato un effetto marcato sulla mortalità da Covid 19. L’enigma dell’Africa (e anche India) è infatti come mai la mortalità Covid19 finora sia circa 100 volte inferiore a quella in Italia o Usa.
Gli studi sull’Ivermectina
Gli studi riferiti all’uso dell’Ivermectina per la Covid19 sono oltre ottanta, non uno come scrivono al Messaggero, e abbiamo citato quelli israeliano recente in un articolo su questo sito, ma c’è solo l’imbarazzo della scelta. In Australia ad esempio un protocollo di cura per la Covid, nello Stato Usa delle Hawai il capo della Sanità che la raccomanda. È vero che il CDC e FDA Usa non la raccomandano e ha anche twittato contro l’Ivermectina, ma se si va a leggere dice “The FDA has not reviewed data to support use of ivermectin in COVID-19 patients to treat or to prevent COVID-19” cioè “non abbiamo studiato i dati a favore dell’uso dell’Ivermectina per la Covid19”. Quindi, per qualche motivo a noi sconosciuto dopo un anno e mezzo le autorità Usa non lo hanno voluto studiare.
In Asia però è diverso. A Tokyo, il presidente dell’Ordine dei Medici ha tenuto una conferenza stampa per invitare tutti i medici giapponesi ad usarla e lo sta dicendo da un anno, da settembre scorso, per cui molti medici di famiglia in Giappone seguono le indicazioni dell’Ordine dei Medici giapponesi probabilmente. Dato che siamo allergici alle “fake news” ci siamo presi la briga di andare a tradurre l’articolo originale che menzionava la conferenza stampa.