Il racconto, che ha dell’incredibile, ci piomba nella mail di redazione. La firma un commensale, che chiede anonimato per questioni di logica privacy e che chiameremo Franco. La lettera denuncia il mostro burocratico prodotto dalle regole anticovid del governo. Una babele tradottasi, dice, in uno “stato di polizia”.
Prima di tutto, una doverosa premessa. Franco e la sua famiglia, tre figli piccoli e sua moglie, hanno passato l’intero periodo natalizio chiusi in casa: positivi sia i pargoli che la signora. Una sfortuna che hanno condiviso con milioni di italiani, costretti a rimandare le feste un po’ per il virus e un po’ per il lockdown burocratico. Guarita tutta la truppa, racconta Franco, decidono di regalarsi un weekend a Roma in famiglia. “La città la conosco da 20 anni per una frequenza settimanale per lavoro e allora prenoto il solito hotel in zona Barberini – racconta -. Fatto il check in alle 11.30 di venerdì 21, con controllo del green pass mio e di mia moglie, passiamo una giornata in giro per la meravigliosa città e rientriamo in hotel intorno alle 23 per raggiungere il meritato letto per riposarci”.
Fin qui, tutto nella norma. “Peccato che alle 2.30 della notte sento bussare fortissimo alla porta, sobbalzo nel letto incredulo di quel rumore e ancora ‘confuso’ chiedo chi fosse. Risposta: ‘Polizia apra subito!'”. Polizia? E perché alle 2.30 della notte gli agenti dovrebbero bussare alla stanza di un hotel? “Tra me ho pensato subito ad un errore – insiste Franco – Apro la porta e mi si palesano due poliziotti che mi dicono che la questura ha segnalato che la mia figlia maggiore di 9 anni risulta ancora positiva al Covid. Li guardo e, anche se la voglia di chiudergli la porta in faccia è forte, con calma gli dico che ci deve essere un errore in quanto mia figlia è guarita il 7 gennaio“. A quel punto Franco presenta certificato di guarigione, tampone negativo e green pass di guarigione. Concluso il controllo che manco al 41bis, “dopo aver raccolto tutte le foto” gli agenti “chiedono scusa per il disturbo” e lo informano “che sarebbero andati a svegliare un altra persona”. Alle 3 del mattino.
Una fonte di polizia qualificata, a nicolaporro.it conferma il modus operandi che anche all’incredulo Franco è stato presentato come “di routine”. “Quando un turista arriva in una struttura alberghiera è costretto a consegnare il documento – spiega il poliziotto – L’albergatore poi in serata è costretto a inserirlo in un terminale che comunica alla questura le persone ospitate nella struttura, sia essa un albergo, un B&B o un ostello”. Sono norme introdotte nell’ottica del contrasto alla criminalità e al terrorismo: se un malvivente, un ricercato o una persona agli arresti domiciliari si registra col proprio nome, la polizia viene a saperlo e può pizzicarlo. Con la pandemia, però, il sistema informatico è stato aggiornato anche con le informazioni che riguardano lo stato Covid del cittadino: “Quando arriva la comunicazione esce fuori una schermata in automatico che segnala le persone in quarantena o positive”, spiega il poliziotto.
Svolti gli accertamenti sulla base delle informazioni arrivate dall’hotel, le opzioni sono diverse. Se il cittadino è pulito, tutto finisce lì. Se il sistema segnala una “ricerca o rintraccio”, magari per una persona sottoposta ad arresti domiciliari che s’è andato a fare una vacanza fuoriporta, “si interviene subito”. Lo stesso dicasi nel caso in cui il sistema segnali un soggetto in quarantena perché positivo al Covid e che ha violato l’isolamento. La questura non può fare altro: “Si metta nei panni del funzionario – spiega l’agente – che se non interviene e non va a controllare è passibile di omissione di atti d’ufficio”.
Logico. Il punto è: era davvero necessario svegliare una famiglia nel cuore della notte per i controlli? Non si poteva attendere la mattina successiva? “Durante le feste è successo più volte che qualcuno è stato trovato a Roma anche se avrebbe dovuto passare la quarantena in un’altra città”, racconta la fonte. “La polizia non può non intervenire. Pensa cosa succederebbe se ritardasse il controllo e ne scaturisse un focolaio in tutto l’hotel. Sarebbero tutti lì a dire: ‘La questura lo sapeva e non ha fatto nulla’. Chi ci rimette? Il poliziotto, e finisce sul penale: l’omissione di atti d’ufficio è un reato per cui si rischia l’interdizione temporanea o perpetua dai pubblici uffici. Cioè il licenziamento”.