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Covid e Olimpiadi, lo strano caso dell’”impresa” di Dean

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Secondo il giornalista Rai che ha commentato la notizia sul Tg2, Il nuotatore britannico Tom Dean, che ha vinto la medaglia d’oro nei 200 stile libero, avrebbe compiuto una impresa storica, essendo risultato positivo due volte al Coronavirus negli ultimi 12 mesi. “Ha sconfitto l’avversario più subdolo, che lo ha sottoposto ad un doppio, violento attacco ai polmoni”, così la conclusione di questo inverosimile servizio di disinformazione allo stato puro.

In realtà, il 21enne che ha trionfato a Tokio, al pari della immensa platea dei cosiddetti asintomatici, è semplicemente dovuto restare in quarantena nelle due occasioni in cui il tampone ha dato esito positivo. Nulla di trascendentale, dunque, dal momento che il contagio non equivale alla malattia grave. Questo almeno in un mondo normale in cui i nessi causali sono fondati sulla logica. Ma in quello dell’attuale informazione, in cui domina incontrastato il giornale unico del virus, si continua a spacciare il contagio per l’anticamera dell’obitorio, dipingendo un sano e robusto campione di nuoto, appartenente ad una fascia di età neppure sfiorata dal Covid-19, come un miracolato scampato alla peggiore calamità dei tempi moderni.

D’altro canto, se persino il nostro prestigioso premier ci spiega che chi non si vaccina mette a repentaglio la sopravvivenza delle specie umana, è ovvio che il servizio pubblico televisivo utilizzi la banale doppia positività di atleta per raccontarci la favola a lieto fine di un sopravvissuto incoronato con l’oro olimpico.

Oramai il Covid-19 sembra entrato in ogni ambito della nostra esistenza. Non c’è impresa o gesto eroico che non venga in qualche modo ricondotto a questo flagello del pensiero razionale.

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