Siamo ormai da quasi due anni abituati ad assaporare tentativi di maggiore controllo ed aumento delle restrizioni delle libertà ogni volta che suona un lieve campanello d’allarme, ma non si può ignorare il malcontento dei cittadini italiani che nell’ultima settimana sono scesi di frequente in diverse piazze per dire no al green pass e all’obbligo vaccinale. Oggi il nuovo strumento di controllo in arrivo parte dal Veneto. Il documento era stato annunciato un mese fa, ma ora è nero su bianco.
E, soprattutto, esiste nei fatti: si tratta della «Strategia per il rafforzamento dell’offerta vaccinale nel contesto dei focolai causati da variant of concern (voc) di Sars-CoV-2», cioè del piano con cui la Regione punta a contenere i danni della Delta, attraverso una serie di misure molto stringenti attorno ai casi di contagio causati appunto dall’ormai predominante variante di preoccupazione indiana, tanto da coinvolgere a vario titolo il condominio, il quartiere e il distretto di residenza del positivo. Il testo è stato pubblicato sul Bur venerdì, proprio nel giorno in cui l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha annunciato che quella mutazione è attualmente responsabile del 97,2% delle infezioni. Il piano da un lato punta a promuovere l’offerta vaccinale come strumento di prevenzione al fine di raggiungere il covid-free, ma più volte abbiamo precisato che raggiungere tale scenario rischia di divenire pura utopia, creando tra l’altro aspettative troppo alte che potrebbero prolungare ed attivare sempre nuove misure restrittive nel vano tentativo di raggiungere l’aspirato mondo del covid-zero.
Dall’altra parte mira ad avviare azioni di tracing e testing, cioè di tracciamento e tampone, non solo riservato all’area dei contatti avuti dal contagiato, ma allargando l’indagine ad ampio spettro. Nel caso della variante Delta, una volta individuato il contagiato scattano le misure di controllo che si estendono anche ai vicini di casa, magari con il supporto di altri inquilini o dell’amministratore di condominio al fine di valutare lo stato vaccinale di altri soggetti e di proporre ai non vaccinati la somministrazione del vaccino, indagando nel caso di rifiuto le motivazioni, ma nel rispetto della privacy.
La domanda sorge spontanea: dov’è in tutto questo il rispetto della privacy? Inoltre, perché ampliare il tracciamento ed i test a persone che non hanno avuto contatti con la persona positiva al contagio? Questa operazione di tracciamento sarà adottata anche in contesti sociali quali: lavoro, associazioni sportive, culturali, ricreative, scuole, comunità religiose ed altre attività.
A distanza di quasi due anni a malincuore notiamo che le misure spesso più che sanitarie, risultano politiche ed a danno non solo delle libertà fondamentali, ma anche dell’economia, perché in un ambiente ricco di paura costante di eventuali nuovi contagi e la preoccupazione della nascita di nuove restrizioni, non si mette in essere un clima sociale idoneo ad agevolare “la ripartenza” di tutte le attività in serenità e con la normalità che vi era precedente alla pandemia. Proporre nuovi strumenti di controllo e di restrizioni delle libertà alla luce delle proteste contro il green pass aumenterà solo l’insoddisfazione dei cittadini.
Carlo Toto, 2 agosto 2021