Poche, semplici, comprensibili. Le regole Covid in vigore ancora per qualche giorno in Svizzera – dal 13 settembre entrerà in vigore l’etensione temporanea del greenpass, pur se in una versione più “light” rispetto alla nostra – sono essenzialmente basate sulla fiducia nei cittadini e sul rispetto delle scelte personali. Oltre che su quello della loro privacy. Abbiamo soggiornato cinque giorni tra Ginevra e Losanna. Senza percepire alcun allarmismo né panico nella Confederazione, dove nelle ultime settimane si assiste a una crescita esponenziale dei casi positivi. Dovuta sia alla variante Delta che al rimpatrio di molti cittadini infettati durante le vacanze, provenienti in particolare dai Balcani.
Green pass, due differenze (non da poco) rispetto all’italia
Quando siamo partiti, il Consiglio federale non aveva ancora ampliato l’obbligo del certificato verde, che dal 13 settembre entrerà in vigore nei 26 cantoni a partire dai 16 anni. Sarà limitato al 24 gennaio 2022, con possibilità di revoca anticipata del provvedimento, qualora la situazione negli ospedali dovesse migliorare. E già questa non è una differenza da poco. Come non lo è la soglia dei 16 anni, rispetto ai 12 anni scelti come età minima nel Belpaese. Dove i bambini sono ancora considerati untori e assimilati non solo agli adolscenti, ma a categorie “da allerta rossa” al pari degli over 60. Nonostante l’improbabilità di equiparare le rispettive casistiche sia a livello di morti che di ospedalizzazioni, che di rapporto rischi/benefici. Ma da noi garantisce la Federazione dei Pediatri, che su questa misura si giocherà la reputazione (e la fiducia dei genitori) dell’intera categoria per gli anni a venire.
I media non incutono terrore alla poplazione
Altra differenza con l’Italia, fino ad oggi in Svizzera del vaccino non si è mai parlato per incutere terrore nella popolazione. Sarà un caso ma in giro sono quasi solo i turisti a indossare la mascherina all’aperto. Mentre la popolazione cammina, va in bici e guida l’auto senza mostrarne alcun bisogno. Nessun luogo è militarizzato, non ci sono code fuori dai negozi o dagli uffici pubblici, e le tv e i giornali non hanno ancora mai dichiarato che chi non si vaccina fa un atto immorale o sta uccidendo gli altri. Forse è per prevenire questo scenario che il comitato “No ai media finanziati dallo Stato” ha annunciato di aver raccolto le 50mila firme necessarie a sottoporre la misura a referendum popolare. Il pacchetto di aiuti destinati all’editoria si voterà a febbraio e la misura, molto utilizzata da noi, potrebbe nascere già morta. Non ce ne voglia la categoria, ma forse sarà per questa indipendenza economica dei suoi media, e/o per la civiltà intrinseca alla sua cultura, che nessuno in Svizzera è tentato di invadere l’altrui privacy e si può vivere pacificamente a contatto, sui mezzi pubblici come a scuola, senza inventare ogni giorno misure astruse, discriminatorie e dalla dubbia efficacia sanitaria.
Mobilità pubblica efficiente
Le “regole d’oro” sui trasporti pubblici sono riassunte, in modo efficace, dalla cartellonistica: indossare la maschera; mantenere la distanza; lasciare spazio; evitare gli orari di punta; osservare le regole di sanificazione delle mani. Abbiamo viaggiato su bus e tram a Ginevra, preso treni veloci, come il TGV per Losanna, e carrozze regionali per altre località vicine. Non abbiamo mai visto posti non occupabili o transennati da nastri adesivi come accade, poco decorosamente, negli autobus di Roma. Inoltre, a bordo dei mezzi di trasporto svizzeri regna la quiete, eccetto per l’annuncio delle destinazioni. Non si viene bombardati, come nelle nostre vetture, da raffiche di avvisi che incutono il terrore di essere gettati per strada, o arrestati dalla polizia, se colti a emettere un sospiro al di fuori della mascherina.
Scuola, avvio senza lotta di cattedre
In Svizzera, le scuole primarie e secondarie hanno ripreso da metà agosto. L’educazione scolastica è competenza di ogni cantone, che può adattare in autonomia, in base ai propri dati, le misure sanitarie emanate a livello federale. Sin qui, tutti gli insegnanti hanno avuto il diritto di decidere se sottoporsi a vaccinazione, e non devono nemmeno dimostrare di essere stati vaccinati, testati o guariti dal Covid-19. Disposizioni destinate a cambiare con l’introduzione del greenpass, da lunedì prossimo, che potrebbe esordire per i corsi di livello bachelor e master. In questo caso verrebbero revocati sia l’obbligo di mascherina che la limitazione a due terzi della capienza in aula. L’annuncio dell’introduzione del pass verde ha provocato un repentino incremento delle vaccinazioni. Tra le altre misure di prevenzione alcuni cantoni, soprattutto tedeschi e ticinesi, hanno prolungato l’obbligo di mascherina nei licei, o hanno deciso di proseguire con test di massa per arginare la prevedibile nuova ondata autunnale.
A Losanna, incontriamo all’uscita di scuola alcuni studenti delle superiori. L’unico obbligo, per loro, è indossare la mascherina in classe e negli spazi comuni, non per le attività sportive. Nessuno è vaccinato, anche se fuori dalla porta della scuola campeggia un adesivo che invita a immunizzarsi durante le “Journées de vaccination” a settembre. Anche qui, le “regole d’oro” sono riassunte in una grafica: 1. mascherina dai 12 anni se richiesta; 2. ventilare più volte i locali; 3. lavare con cura le mani; evitare la stretta di mano; 4. tossire nel gomito o nel fazzoletto; 5. non condividere cibo e bevande; 6. restare a casa se si avvertono sintomi. Tra le misure richieste dai professori, l’installazione di dispositivi di misurazione dell’anidride carbonica nelle aule per valutare la qualità dell’aria. L’eccesso di Co2 respirata, specie in ambienti affollati, è uno degli effetti avversi provocato dall’uso prolungato delle mascherine. Effetti nocivi stigmatizzati in molti Paesi, che hanno preso provvedimenti, ma non ancora dal nostro Cts.
Per capire se davvero funziona la riapertura delle scuole in Svizzera, abbiamo visitato “Le Rosey”. Antico e blasonato college internazionale, immerso nel verde e situato nel piccolo borgo di Rolle, sulle sponde del Lago di Ginevra. Nelle due sedi dell’istituto, ogni giorno sono ospitati oltre 500 tra professori, allievi (dagli 8 ai 18 anni) e personale vario, tra cui 4 sanitari. Anche qui vigono poche regole ma ferree: tutti gli alunni over 12 e i loro genitori sono sottoposti al test rapido, al momento del primo ingresso al campus, eseguito in locali attrezzati all’esterno della struttura. Così da bloccare ogni contagio, prima dello scoccare della campanella. “Questo metodo ci ha permesso di scoprire, l’anno scorso, due genitori positivi e una ragazza, iscritta al campus estivo, che è stata rimborsata. Ma abbiamo stroncato sul nascere ogni situazione di rischio” spiega il direttore delle ammissioni, Jacques Bounin. I docenti sono vaccinati o regolarmente testati, come chiunque provenga dall’esterno per qualsiasi motivo: “L’anno scorso, nel picco del Covid, abbiamo avuto solo due positivi tra i docenti. Nessun nostro alunno si è mai contagiato, anche se entrano ed escono regolarmente il fine settimana”.
Come si esce dalla Svizzera (francese)
Prima della ripartenza in treno da Ginevra, diretti a Milano, siamo andati in farmacia per sottoporci al tampone rapido obbligatorio, entro le 48 ore, che qui avviene su una sola narice. Ogni farmacia lo esegue gratis e anche fuori prenotazione, in caso di partenza ravvicinata. Non serve essere residenti, purché si possieda un codice fiscale e documento. Il servizio è rapido e molto apprezzato, ma potrebbe cessare a ottobre. Quando i test non saranno più gratuiti nemmeno per i residenti. La farmacista ci chede se accettiamo di ricevere un kit omaggio di autodiagnosi per il Covid, che presto potrebbe essere autorizzato ad uso privato in caso di sintomi. Rimaniamo stupiti dalla cortesia generale, quando da noi si ricorre alla carta bollata anche solo per farsi stampare un certificato, dopo aver pagato 15 o 21 euro di test, rigorosamente su prenotazione.
Nel confronto con l’Italia, oggi la Confederazione ci batte in quanto a civiltà, accoglienza e premura nell’incentivare le condotte sanitarie più efficaci, che non è detto siano sempre le più costose. Dal 13 settembre, con l’introduzione del greenpass esteso a molte attività pubbliche e private, tutto potrebbe cambiare. Con l’augurio ai cugini svizzeri di non fare la nostra fine…
Beatrice Necha, 12 settembre 2021