La politica di Draghi sul fronte della sanità è alla fine, come abbiamo documentato in modo esteso, anche in un libro, oltre che in questi articoli, peggiore di quella di Conte. Ora però il peso delle assurde misure di lockdown e restrizioni di Draghi sta di nuovo frenando l’attività, mentre nel mondo si riducono i deficit enormi del 2020, le Banche Centrali cominciano a ridurre o fermano gli acquisti di titoli pubblici (pure l’effetto del superbonus si riduce). Anche solo una leggera riduzione di queste politiche di stampa di denaro per finanziare i deficit sta facendo traballare i bonds e salire il dollaro e ha fermato le borse.
Banche ecredito, i numeri parlano chiaro
In più le banche in Italia hanno usato le garanzie del 90% dei crediti in sostanza per sostituire i crediti in essere con crediti garantiti dallo Stato e alla fine non hanno aumentato il credito. Se si guarda ad esempio il bilancio di Unicredit dal 2019 ad oggi l’aumento del credito è di 4 miliardi, a fronte di un aumento della raccolta di 78 miliardi (e ha aumentato il cash di 109 miliardi!).
Anche dal punto di vista delle banche quindi Draghi se si guardano i bilanci e i numeri del credito in realtà non ha fatto niente di diverso dai governi precedenti, cioè in pratica il credito è sempre fermo in Italia.
La manovra approvata riduce come abbiamo notato sopra il deficit primario (che stimola l’economia) dal 6 al 2,7% del Pil, mentre lo spread e i tassi di interessi cominciano a muoversi in su nell’aspettativa che l’inflazione costringerà le Banche Centrali a smettere di finanziare deficit.
Il bilancio sociale, economico e umano (sul fronte lockdown e vaccinazione di massa) di Draghi è negativo. Sull’economia non lo si nota ancora perché appunto la valanga di liquidità delle Banche Centrali e dei mega deficit, specie quelli americani, sta recedendo solo ora. Ma quando questa ondata di “soldi facili” se ne andrà, si rimarrà con un paese ed una economia indeboliti da un Draghi che non ha saputo essere all’altezza della situazione.