L’approccio fanatico al vaccino
Solo pochi giorni fa, il governo ha compiuto un primo passo nella giusta direzione, equiparando le persone che hanno ricevuto tre dosi a quelle cui ne sono state somministrate due e che, in seguito, si sono ammalate e sono guarite. Per costoro, la certificazione verde non avrà scadenza; ciò significa che i “bivaccinati” guariti non avranno bisogno di un ulteriore booster. Non vale lo stesso per chi è solo guarito o per chi si è ammalato mesi fa e, trascorsi magari 180 giorni, si è sottoposto a una prima iniezione: costoro, se vogliono mantenere il super green pass (necessario per svolgere praticamente qualsiasi attività ordinaria), a un certo punto dovranno di nuovo farsi inoculare il vaccino. Un’assurdità incomprensibile sul piano scientifico, spiegabile solo con l’approccio fanatico alla campagna di vaccinazione che ha adottato il nostro esecutivo. Una decisione politica, appunto, sebbene avallata dai tecnici.
È invece opportuno che tutti i guariti, anche quelli che non hanno avuto la “fortuna” di positivizzarsi dopo i primi due shot, siano considerati ormai schermati dal Covid. D’altro canto, 1) neppure le iniezioni sono in grado di proteggere il soggetto dal contagio; 2) il guarito gode di uno scudo efficientissimo contro le forme gravi della malattia. È questo l’unico obiettivo su cui concentrarsi, in vista di una fase nuova, di convivenza ragionevole con il virus. Se ci chiedete: il green pass andrebbe abolito? La risposta è sì, nel migliore dei mondi possibili. Ma questo è il mondo di Roberto Speranza: e allora, tanto vale battersi perché almeno non si imbottiscano di stimolazioni immunitarie, dietro il ricatto del lasciapassare, che purtroppo dovremo tenerci ancora a lungo, persone che non ne hanno un autentico bisogno.
Seguiamo la vera scienza: liberiamo i guariti.