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Covid, il caso del dossier ritirato: “Guerra ha l’immunità diplomatica”

Il report dell’Oms accusava la gestione “improvvisata” dell’ex ministro, ma sparì dal sito. Lo scontro tra Francesco Zambon e Ranieri Guerra

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Ritorna in auge il caso del medico Francesco Zambon, salito alla ribalta dopo l’inchiesta della procura di Bergamo del 2020, quando online comparve un documento della sede di Venezia dell’Oms (guidata da Zambon stesso) circa la gestione della fase iniziale della pandemia. Lo scandalo riguardava in particolare l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, e Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Oms ed ex direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute.

L’oggetto della controversia sarebbe la gestione “improvvisata” (così la definì Zambon stesso) della prima ondata da Covid-19, tra febbraio e aprile 2020. In tale ambito, Ranieri Guerra avrebbe reso false informazioni durante la sua audizione sul piano pandemico, avvenuta il 5 novembre 2020. Piano pandemico, appunto, aggiornato l’ultima volta nel 2006. Situazione che, secondo il medico, scomodò addirittura i vertici comunisti di Pechino: “Ho ricevuto una telefonata e una mail dall’ufficio Oms di Pechino, le quali chiedevano di ritirare immediatamente il rapporto perché secondo loro c’era una inesattezza sulla cronologia e su come si erano sviluppati gli eventi della pandemia in Cina. Questo avrebbe comportato grossi problemi diplomatici tra la Cina e gli Usa. L’ho ritirato per fare questa “correzione”, ma appena il rapporto fu nuovamente pronto per essere rimesso on line non è stato pubblicato”, ha specifico qualche mese fa Zambon stesso.

Secondo Zambon, Guerra avrebbe esercitato pressioni affinché il report venisse immediatamente rimosso e mai più pubblicato. Presunta condotta che quindi portò la Procura di Bergamo ad indagarlo per il reato di violenza privata. “Il dottor Guerra – ha affermato Zambon – mi aveva chiesto di modificare il testo, altrimenti sarebbe andato da Tedros, il dg dell’Organizzazione, a dire che stavo mettendo l’Oms a rischio reputazionale. La verità è che l’Oms subisce pressioni al suo interno da persone che hanno interessi diversi da quello della salute pubblica”. Scelta che, in definitiva, portò Zambon alle dimissioni, dopo numerose minacce di licenziamento.

Ebbene, in queste ultime settimane si sono sviluppate nuove novità sul caso. Lo scorso primo novembre, infatti, la controversia è stata archiviata dal gip Alberto Scaramuzza, ma non per l’insussistenza del reato, piuttosto perché Ranieri Guerra gode dello status di diplomatico. E quindi non risulta essere imputabile. Ciò vuol dire che il giudice non potrà entrare sul merito della causa e non potrà accertare la legittimità o meno della condotta di Guerra.

Nonostante tutto, Bergamo non ha ancora chiuso la maxi-inchiesta sulla gestione della pandemia; mentre Zambon ora è soggetto ad una richiesta di risarcimento del danno di immagine, cagionato a Ranieri Guerra, per la mastodontica somma di 2,5 milioni di euro. Eppure, il punto rimane: Guerra non è imputabile per un cavillo processuale. La reale versione dei fatti, quindi, dovrà attendere il vaglio della procura di Bergamo.

Matteo Milanesi, 27 novembre 2022

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