di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Dopo gli adulti, la discriminazione ora tocca pure i bambini. È quanto contenuto nella bozza dell’ultimo decreto-legge del governo approvato la sera del 2 febbraio. Tra pochi giorni, in attesa della pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, i bambini della scuola primaria (cioè genericamente quelli dai 6 agli 11 anni) subiranno una chiara ed evidente discriminazione.
L’art. 5 comma 1 lettera b) del decreto prevede che fino a 4 casi positivi i bambini restino tutti in classe, in presenza, con l’utilizzo obbligatorio delle mascherine ffp2 per dieci giorni e il test antigienico rapido per tutti gli altri bimbi ma solo alla comparsa dei sintomi. Al verificarsi del quinto caso scatta l’”apartheid”: i vaccinati o i guariti (questi ultimi non oltre i 120 giorni dalla guarigione) potranno continuare a frequentare le lezioni in presenza (mascherina ffp2 per dieci giorni), mentre i non vaccinati e i non guariti (cioè i sani) dovranno restare a casa in Dad per cinque giorni (termine da presa per i fondelli visto che non passano meno di dieci giorni prima che un positivo guarisca, e dunque la Dad durerà almeno il doppio). Insomma, una vera e propria discriminazione tra bambini vaccinati o guariti da una parte e non vaccinati o sani dall’altra. Cosa risponderanno i maestri alla domanda dei loro alunni: “Ma perché alcuni di noi sono in classe e gli altri a casa?”.
Ma vi è di più. Dopo che l’Ema si è rifiutata di autorizzare richiami vaccinali a distanza di pochi mesi, il governo ha deciso di estendere la validità del green pass. All’art. 1 primo comma lettera b) il decreto prevede che “a coloro che sono stati identificati come casi accertati positivi al Sars-Cov-2 a seguito del ciclo vaccinale primario”, unitamente a chi ha fatto la terza dose (guarito o no), la certificazione verde diventerà di durata illimitata. A parte il fatto che non ci crede più nessuno visto lo yo-yo già fatto dal governo con la validità del green pass da 9 a 12 mesi, da 12 a 9, poi da 9 a 6 e ora addirittura illimitato, ci lascia perplessi l’espressione “senza necessità di ulteriori dosi di richiamo”. Che vuol dire? Che dobbiamo tenere in tasca la certificazione verde per sempre? Una nuova carta di identità fondata sullo stato vaccinale o sullo stato di salute di ciascun cittadino? Dal diritto incondizionato della cittadinanza al diritto della cittadinanza connesso ad un trattamento sanitario?