Esteri

Covid, il governo Usa: “Il virus è fuggito dal laboratorio”

Nel rapporto elaborato dal dipartimento dell’Energia americano torna fuori la pista cinese della fuga del virus dal laboratorio di Wuhan

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Ad oltre tre anni dall’inizio della pandemia di Sars-Cov-2 – la pandemia politico-mediatica più lunga della storia – dagli Stati Uniti rispunta la pista cinese di una fuga del virus dal laboratorio di Wuhan. Lo denuncia il Wall Street Journal, che riporta in esclusiva le conclusioni di un rapporto elaborato dal dipartimento dell’Energia americano. Sebbene, in precedenza, il dipartimento aveva più volte sostenuto di non avere certezze sulle modalità con cui si fosse sviluppato il virus, anche l’Fbi ha sempre affermato che il Coronavirus fosse il frutto di un incidente nel succitato laboratorio di Wuhan. Sempre da quanto riportato dal Journal, la posizione del dipartimento sarebbe cambiata dopo che sono emerse “nuove informazioni di intelligence, studi di ricercatori e consultazioni con esperti non governativi”.

Tuttavia l’amministrazione democratica ha adottato, almeno per ora, una linea piuttosto prudenziale per bocca di Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale: “In questo momento non c’è una risposta definitiva sull’origine del Sars-Cov-2”, ha dichiarato Sullivan in un’intervista alla Cnn. L’alto funzionario ha inoltre sottolineato che “il presidente Biden ha ripetutamente ordinato a ogni agenzia di intelligence americana di mettere il massimo impegno e le massime risorse per arrivare al fondo della questione”. In tal senso, ha aggiunto il braccio destro di Biden: “Se avremo nuove informazioni, le condivideremo con il Congresso e con il popolo americano. Ma in questo momento, non c’è una risposta definitiva”.

Comunque, da quando riporta il sito web di Rainews, lo stesso dipartimento dell’Energia sosterrebbe la nuova posizione con “scarsa fiducia”, mentre l’Fbi, quando nel 2021 giunse alle medesime conclusioni, espresse un “moderato livello di fiducia.” Ovviamente la Cina non ci sta a passare per un Paese untore e rilancia la palla in campo con la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning. Quest’ultima ha perentoriamente chiesto al mondo circostante di “smettere di sollevare affermazioni su fughe di laboratorio, di diffamare la Cina e di politicizzare la questione della tracciabilità dell’origine del Covid-19. Una perdita di laboratorio – ha aggiunto la dirigente comunista – non è stata ritenuta possibile da autorevoli conclusioni scientifiche di esperti congiunti di Cina e Organizzazione mondiale della sanità”. Già, proprio quella stessa Oms di cui la Cina è uno dei Paesi che contribuiscono più largamente al suo finanziamento.

Sta di fatto che ancora una volta riemergono i sospetti legati ad un più o meno involontario coinvolgimento del grande Paese asiatico nella diffusione di un virus banale per la stragrande maggioranza degli individui, i soggetti cosiddetti immunocompetenti, ma che, guarda caso, in una società come quella occidentale, in cui vige a tutti i livelli il paradigma del rischio zero, sembra aver fatto più danni per il terrore che ha diffuso, rispetto a quelli legati direttamente alla malattia grave.

È solo una ipotesi, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, ma se qualcuno voleva destabilizzare buona parte dell’Occidente avanzato con un virus estremamente diffusivo, senza tuttavia farsi del male da solo, il Sars-Cov-2 si sarebbe prestato perfettamente all’uopo. Ai posteri complottisti l’ardua sentenza.

Claudio Romiti, 27 febbraio 2023