Società

Covid, il libro che spiega come mai abbiamo rinunciato alla libertà - Seconda parte

Del resto è più facile sostituire un uomo che cambiare automobile. Il valore individuale, che pretende anzi di essere infinito, della persona umana, suona ridicolo in un mondo che si ritiene molto più minacciato da un aumento demografico galoppante che da qualsiasi altra calamità, eccettuata forse la catastrofe nucleare. Nella nostra società di tranquillanti, sonniferi e di alcool, di eutanasia più o meno confessata, di assicurazioni di ogni genere, il dolore e la morte sono incidenti disturbatori, inevitabili forse per il momento, ma in ogni caso intollerabili e perfino indecenti. Non usa più soffrire. Morire, poi, è un atto asociale, inutile, spiacevole e noioso per tutti. Non ci manca molto per arrivare a far come quelle società primitive che trasportavano i morenti perché non contaminasse il villaggio. La nostra messinscena della morte, dei funerali, delle esequie trasuda menzogna. È talmente incrostata di reticenze, di allusioni, di preterizioni, di magniloquenza, di puritanesimo e di laidezza, che si finisce per chiedersi di cosa si tratti realmente.

In realtà si tratta di distrarsi dalla morte, di distrarsene fino all’ultimo, di guisa che la sua venuta per ciascuno di noi sia il più possibile discreta, sia come un’ultima distrazione cui si cede macchinalmente come ci si sbaglia di cappotto nel guardaroba. Abbiamo svuotato la morte del suo grande e solenne interrogativo, ed evitiamo con ogni cura che il suo freddo sguardo si posi su di noi. In queste condizioni la religione cristiana non ha ormai più che quell’unico posto che sembra ancora rivendicare per sé e che le si lascia volentieri fra le altre imprese funebri: è un’assicurazione, e naturalmente gratuita, sulla morte e sull’aldilà che del resto è ipotetico. I suoi preti son vestiti in modo tale da sembrare che abbiano scelto loro stessi di classificarsi nella categoria dei beccamorti. Questo nelle società occidentali che vagamente pretendono ancora di essere cristiane”.

Alla luce di queste considerazioni possiamo comprendere la reazione di gran parte dei cittadini italiani davanti al pericolo della sofferenza e della morte. Quindi è auspicabile che unitamente al ripristino delle libertà fondamentali, possa iniziare una trasmutazione dell’animo umano sul piano sia personale che collettivo al fine di avviare l’edificazione di una società capace di offrire un reale benessere diffuso e  che sia pronta ad affrontare le difficoltà future della vita con maggiore serenità.

Carlo Toto, 2 aprile 2022

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