In sostanza, sarebbe possibile “ipotizzare” che la “manipolazione” del virus in laboratorio abbia portato al disastro di dimensioni globali. Palù esclude la volontarietà. O il desiderio della Cina di infettare il mondo. Ma “non sarebbe la prima volta che un virus scappi per sbaglio da un laboratorio ad alta sicurezza”. Gli scienziati cinesi nel cercare di “prevenire” uno spillover avrebbero finito col provocarlo: “Non è una novità che il laboratorio di Wuhan da oltre una decade si dedichi tra l’altro alla coltura di virus di pipistrelli”, fa notare il professore.
Attenzione: non c’è nulla di dimostrato al 100%. L’ipotesi del salto naturale resta ancora in campo, ma “manca la prova regina” e poi “non si è ancora trovato l’ospite intermedio”. Per validare una delle due ipotesi, spillover naturale o da laboratorio, servirebbe la cooperazione cinese. Che però per il momento latita. “Identificando un eventuale ospite intermedio – dice Palù al Corriere – sarebbe possibile risalire all’iniziale sorgente del contagio e bloccare la trasmissione epidemica, come è avvenuto per altri virus provenienti dal mondo animale”.