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Terrore virale

Covid, il ricordo sfacciato di Conte: “Temevo gli italiani non mi obbedissero”

Mister Dpcm non fa passi indietro. La dichiarazione oscena a Vista sul Covid e i lockdown

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Intervistato dal direttore di Agenzia Vista, Alexander Jakhnagiev, l’ex premier ha mostrato tutto il suo orgoglio chiusurista e liberticida. Interpellato sulle misure anti-Covid, così si è espresso Giuseppe Conte: “Ricordo sempre la preoccupazione per ogni misura così importante – bontà sua – che veniva presa che ci fosse, come dire, obbedienza civile. Il mio assillo è stato sempre legato innanzitutto all’impatto psicologico sulla popolazione e poi anche quello di cercare di costruire un percorso da comunicare in modo chiaro, che fosse compreso; perché mi chiedevo sempre, anche discutendone con i ministri: immaginate se queste nostre misure fossero rifiutate in blocco dalla popolazione, se domani mattina ci fosse una disobbedienza civile diffusa. Il Paese andrebbe completamente alla malora. Quindi era importante anche comunicarle efficacemente”.

Mr Dpcm colpisce ancora

Dal mio punto di vista si tratta di una dichiarazione oscena, soprattutto perché i dati raccolti in oltre tre anni di una pandemia a bassa letalità raccontano sin dall’inizio tutta un’altra storia.
E dal momento che siamo in prossimità del 25 aprile, l’ennesima balla raccontata da mister Dpcm, secondo la quale avremmo scampato una catastrofe di proporzioni bibliche solo grazie alle sue orrende misure restrittive, equivale in qualche maniera alla farlocca narrazione, che ci viene propinata sin dal dopoguerra, con la quale si attribuisce un contributo decisivo al movimento partigiano alla liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.

In realtà, così come furono le preponderanti forze Alleate a riportare la democrazia parlamentare nel Paese, allo stesso modo sono state le truppe antivirali delle persone sane, ovvero il loro sistema immunitario, a consentire alla nostra società di rendere endemico e inoffensivo un virus il quale, comunque si voglia girare la frittata, non ha mai rappresentato un grave problema per i soggetti cosiddetti immunocompetenti.

Il “modello Italia” ha fallito

D’altro canto, in questa intervista, al pari di ciò che è accaduto durante l’oscura vicenda del coronavirus, al giornalista di turno, di fronte alle dogmatiche affermazioni dell’ex presidente del Consiglio, non sembra sia passata neppure nell’anticamera del cervello la domanda delle cento pistole: per quale bizzarro caso del destino le nazioni che si son ben guardate dall’imitare le misure draconiane adottate dall’Italia – su tutti l’eretica Svezia – hanno registrato numeri ben più lusinghieri dei nostri? In questi Paesi nessuno si è sognato di chiudere in casa i propri cittadini, arrivando all’obbrobrio di rincorrere con gli elicotteri quei pochi temerari che, in totale solitudine, osavano violare le leggi speciali di Conte/Speranza per una semplice corsetta.

Covid, Conte e le misure italiane

Forse il nostro virus era differente, tanto da dover introdurre tutta una serie di limitazioni alle garanzie costituzionali che ancora oggi gridano vendetta? Non sarà che i sistemi in cui si è scelto di far circolare il Sars-Cov-2 tra i sani, così come accade da sempre per i virus influenzali, la tanto bistrattata immunità naturale ha accelerato di molto quel processo di co-adattamento che da noi è stato rallentato proprio a causa delle dissennate restrizioni sanitarie che ci hanno imposto a partire dal marzo del 2020?

Per approfondire

In realtà, egregio Avvocato del popolo, il Paese alla malora ci è ampiamente andato, sia sul piano sociale che su quello economico, creando i nefasti presupposti per un dissesto finanziario del sistema che stiamo duramente pagando in termini di inflazione, con il fardello di un debito pubblico cresciuto oltre misura che di fatto rende ancora più ristretto lo spazio di manovra di si trova a governare l’Italia.

Claudio Romiti, 24 aprile 2023