Non ci resta che emigrare. L’Italia è ormai diventata il luogo della paura. Non più un Belpaese, con i suoi pregi e difetti ma un Paese spaventato e basta dove la maggioranza dei suoi abitanti si dice disposta a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare.
La fotografia, sconsolante, arriva dall’ultimo Rapporto del Censis secondo il quale il 57,8% degli italiani sarebbe disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della salute collettiva. “Meglio sudditi che morti” annota il Censis per descrivere questa fotografia nazionale del 2020. Che tristezza. Già contrapporre libertà e salute è di per sé la fine di una democrazia perché costringe il popolo a far scendere l’asticella delle proprie libertà in nome della sopravvivenza. E basta. Un meccanismo medievale, primitivo, di cui prima o poi la classe dirigente politica e le élite nazionali (giornali e giornalisti compresi) dovranno essere chiamati a rispondere. Come se non bastasse poi l’analisi del Censis dà un ulteriore colpo a questo stare insieme italiano e ci dice che il 38,5% dei nostri connazionali sarebbe pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico.
Fermiamoci un attimo a riflettere su queste considerazioni: che futuro possono avere un Paese ed una democrazia con sentimenti del genere? Secondo noi nessuno. Se la paura diventa la realtà pervasiva di tutto il nostro vivere, beh a quel punto nulla esiste più. E guardando al passato delle libertà conquistate con fatica dagli uomini e dalle donne, nella storia, ebbene non sarebbero mai esistite la rivoluzione americana, la rivoluzione francese, il Risorgimento e la Resistenza. Stiamo perdendo la sovranità sulle nostre vite con il nostro consenso. E diventando i gendarmi ed i delatori dei nostri vicini. Siamo, insomma, al suicidio collettivo dell’Occidente causa coronavirus.
E sia chiaro da subito, noi non siamo negazionisti: il virus c’è e va combattuto ma non buttando a mare ciò che siamo, la nostra identità, il nostro gusto per la libertà. Il Censis ci offre anche altre considerazioni interessanti: il 77,1% degli italiani chiede pene severissime per chi non indossa le mascherine (che vanno indossate, ci mancherebbe!) ed il 49,3% dei giovani vuole che gli anziani siano curati dopo di loro. Che aggiungere ancora? Abbiamo costruito in pochi mesi una società che si regge soltanto sulla paura e sulla ricerca delle colpe (degli altri). Tra le tante vittime del coronavirus in questo maledetto 2020 – ahinoi – c’è anche la democrazia.
Il Corsaro Nero, 6 dicembre 2020