Uno degli aspetti più deprimenti di questo infausto covid è la polarizzazione del dibattito, ovviamente imposta dai fautori del pandemicamente corretto. Porre in discussione il dogma del lockdown o il sacro verbo dei virologi ti etichetta come negazionista, ragionare criticamente sui dati o analizzare il razionale scientifico dietro una scelta politica (a patto che ci sia) ti rende un untore.
E a risultato di questo folle meccanismo si è arrivati con i cretini a gioire della malattia prima di Johnson e Bolsonaro, poi di Trump, rei di aver sindacato il totem del confinamento. Così, mentre il nostro governo si prodigava in bonus monopattini o a preparare video marchetta per l’Oms in cui celebrare il fantomatico modello Italia, nella vulgata si annidava questa stramba credenza per cui se negli Usa crescono i contagi è colpa di Trump ma se crescono in Italia è colpa dei cittadini.
La classe politica europea è alienata al punto di mistificare la realtà pur di conservarsi e non associare il proprio nome alla morte, imponendo il lockdown come strategia di contenimento dell’epidemia quando è, al contrario, il simbolo del proprio fallimento. Fallimento perché evitabile. Solo l’8 ottobre Macron lo definiva “lo strumento più grossolano e medievale”, prima di annunciare mercoledì sera un confinement per la durata di un mese. Così come frau Merkel in Germania che ha parlato di ‘situazione drammatica’ dopo aver optato per un lockdown soft, con scuole e numerose attività produttive aperte.
I governi europei hanno imposto una unica chiave di lettura dell’epidemia, autoritaria e sentimentalista, addossando alla cittadinanza le proprie inadempienze. Il think thank Lettera 150, nato ad aprile con l’intento di studiare le riaperture in sicurezza, ha invocato a gran voce una ‘operazione verità’ per smascherare i dieci errori del governo italiano, che a detta degli accademici, “ha gettato alle ortiche i sacrifici fatti dagli italiani”. Tra i firmatari il sociologo Luca Ricolfi che ha tuonato “La seconda ondata è il frutto, prevedibile e previsto, delle omissioni dei mesi scorsi sui versanti cruciali”, altro che per l’irresponsabilità degli italiani.
Il dossier presentato dal gruppo di studiosi è impietoso nell’elencare tutte le omissioni del governo italiano negli ultimi mesi, errori commessi nella stessa misura anche dagli altri paesi del continente.
Sistema di testing farraginoso, come dimostra il disastro dei drive-in ed un numero di tamponi, sia molecolari che antigienici, insufficiente ad allestire un adeguato sistema di tracciamento, il secondo punto rilevato dalla lettera inviata al Premier.
Novemila impiegati, mentre sopportiamo il costo di più di ventimila inutili navigator, incapaci di monitorare la rete di contagio anche con i numeri ridicoli di un mese fa. Scuole non in sicurezza gestite dalla sciagura Azzolina – a proposito, oggi scade il terzo rinvio di Arcuri per la consegna dei grotteschi banchi con le rotelle, arriveranno mai? – o la certezza di disporre di dati certi ed istantanei in un sistema completamente disintegrato tra le Regioni che ha reso inutilizzabile anche l’app Immuni. O il millantato potenziamento del sistema sanitario, che esiste solo nella propaganda di Casalino, mai davvero implementato così come il rafforzamento della medicina del territorio, cruciale per l’assistenza della stragrande maggioranza degli infetti che non richiede l’ospedalizzazione (ad oggi delle promesse 11 mila postazioni di terapia intensiva e sub-intensiva ne esistono a stento 6 mila e 500).
O residenze covid nelle strutture ricettive che permettessero l’isolamento dei paucisintomatici così da evitare il contagio domestico, vero effetto moltiplicatore in questa epidemia, e che stimolassero il settore alberghiero al collasso. O la totale assenza di un piano strategico per il trasporto pubblico, con migliaia di mezzi privati a disposizione fermi nelle rimesse in assenza di turismo. Per non parlare della vaccinazione anti-influenzale, arrivati a fine ottobre non somministrata alla maggior parte dei cittadini.
Una Caporetto, quella dei governi europei, malcelata da toni paternalistici e moralizzatori, che impone il lockdown come panacea per non ammettere le proprie inadempienze. Un lockdown pericolosissimo non solo per la nostra economia, ma per la tenuta sociale nel suo complesso, come sottolinea l’ormai celebre dichiarazione di Great Barrington, in cui illustri epidemiologi si battono per mettere in luce gli effetti collaterali di queste misure, definiti “devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo, come i tassi di vaccinazione infantile più bassi, il peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, il minor screening per il cancro o deterioramento della salute mentale”.
Cosa succede negli States del demone Trump? Nulla di diverso rispetto a noi, checché ne pensino gli intellò europei. Un piano di quarantena estremamente più leggero degli arresti domiciliari subiti dagli europei, o gli assembramenti continui dovuti alle feroci proteste del Black lives matter, ha comunque portato un andamento della curva ed un tasso di letalità perfettamente in linea con i nostri numeri, senza la necessità di paralizzare la vita di milioni di cittadini.
Iniziamo ad invertire questa narrazione e raccontiamo il lockdown per quello che è: la disfatta totale di una classe politica, non una strategia, ed un sacrificio inutile che recherà danni incalcolabili alle prossime generazioni.
Niccolò Maria de Vincenti, 31 ottobre 2020