Fine emergenza mai

Covid, l’Oms vuole richiuderci: “Ripristinare le restrizioni”

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“Con l’aumento della trasmissione del Covid e dei ricoveri i governi devono implementare le misure collaudate”. Sembrava di essere alla fine ma, stando alle dichiarazioni del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, tutto sembrerebbe essere tornato all’inizio. 
E, come i gamberi, i piani alti della sanità mettono in guardia sulle misure di protezione invocando un passo indietro: “I governi devono implementare le misure collaudate come l’uso della mascherina, il miglioramento della ventilazione e dei test – spiega Ghebreyesus -. Esorto i governi a rivedere e adattare regolarmente i loro piani di risposta al Covid-19 in base all’epidemiologia attuale e anche alla potenziale comparsa di nuove varianti”. E ancora: “I governi dovrebbero anche lavorare per invertire la riduzione della sorveglianza, dei test e del sequenziamento e condividere efficacemente gli antivirali”. In sintesi: ripristinare le restrizioni.

Il ritorno delle restrizioni

Il numero uno dell’Organizzazione Mondiale ritiene che “la pandemia da covid è tutt’altro che finita” generando, inevitabilmente, di nuovo il panico in un’Italia che, pur di fronte alla ripresa dei contagi, risulta leggermente più sollevata da un virus che, fortunatamente, oggi fa meno paura. Ghebreyesus è “preoccupato” per l’aumento dei casi che “esercitano un’ulteriore pressione sui sistemi sanitari” e ritiene che “i decessi siano inaccettabilmente alti”.
 Seppur per molti virologi – o virostar, ormai fa poca differenza – questa ondata anomala somigli pressoché ad un’influenza, per l’Oms il virus resta “un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale”.

La dose di richiamo

Un film già visto e al quale ci siamo dovuti abituare ma, soprattutto, sembra ripetersi quella confusione di dichiarazioni opposte e contrarie da professionisti della materia che continuano a dire tutto il contrario di tutto. Nel frattempo, tra incertezze e dubbi, se c’è una cosa certa sono i vaccini. Di richiamo in richiamo, di variante in variante, dosi, booster e hub vaccinali sono all’ordine del giorno. 
E se la situazione è tutt’altro che chiara in realtà, cristallino è il fatto che gli over 60 sono già richiamati a nuovo ordine e che la quarta dose di vaccino è già prenotabile sulle piattaforme online delle regioni.

Il prodotto anti-Omicron

Interessante è però notare come, mentre da una parte si persegue senza se e senza ma la direzione delle nuove inoculazioni, dall’altra la direttrice esecutiva dell’Ema abbia affermato che si stia lavorano a due nuovi vaccini specifici per Omicron: “È possibile si arrivi all’approvazione dei vaccini adattati a settembre – ha detto – Nel frattempo, è importante considerare l’utilizzo dei vaccini attualmente autorizzati come richiamo”. In pratica: nel dubbio vacciniamo e smaltiamo le dosi in avanzo – alle quale, ricordiamo, è stata prorogata la scadenza di qualche mese -, poi, per la già premeditata ondata di autunno, avremo nuove dosi “aggiornate”.
 Sempre dall’Agenzia europea per i medicinali ci dicono, nelle parole di Marco Cavaleri, responsabile della strategia per i vaccini, che le dosi che abbiamo adesso “non sono da buttare, perché funzionano ancora abbastanza bene”.
 Della serie: prima finiamo quello che abbiamo in frigo.

Cinque dosi in un anno

In realtà, da ridere c’è poco e da riflettere molto: non si tratta di novax o altre tifoserie del genere, ma del futuro di un paese che, nuovamente, sembra essere fermo sugli stessi problemi e sulle stesse scelte confuse di autorità alle quali dare fiducia risulta, oggi, essere sempre più difficile.

Sulla stessa linea c’è chiaramente, l’Aifa, con il Direttore generale Nicola Magrini che affida a Repubblica queste dichiarazioni: “Offrire il vaccino dai 60 anni è una decisione di sanità pubblica giusta. C’è grande circolazione del virus e i vaccini somministrati da più di 4 o 5 mesi perdono in parte efficacia, sai per il passare del tempo che per l’arrivo delle varianti”. Quindi, “chi ha più di 60 anni può aumentare la protezione con un nuovo richiamo”.
 In sintesi: quattro dosi subito e nuovi vaccini in autunno, quelli 2.0, quelli aggiornati, la versione rimodellata. In totale, facendo un breve calcolo, nel giro di un anno gli italiani saranno chiamati – e anche obbligati per le prime tre dosi – a ben cinque inoculazioni. 
Ma l’Aifa, sempre nelle parole di Magrini, ha una risposta anche su questo: “Tre vaccini in un anno sono ben tollerati. È meglio un vaccino in più di una malattia”.

Peccato che qui siamo già a cinque dosi entro ottobre. Qualcuno ha perso il conto?

Bianca Leonardi, 13 luglio 2022

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