La notizia è passata sottotraccia per la grande stampa italiana, ancora consorziata nel giornale unico del virus, ma a quanto pare l’Italia è sempre più una Repubblica fondata sulle mascherine. Tant’è che il Quirinale, nel giorno fatidico delle consultazioni per la formazione del nuovo governo, ha imposto di indossare le asfissianti Ffp2, malgrado tale obbligo sia stato da tempo rimosso. Si legge, infatti, nella nota del Colle destinata alle redazioni che “sarà consentito l’accesso in sala stampa solo indossando la mascherina sanitaria, Ffp2”.
Ovviamente nessuno, tranne noi e qualche altro coraggioso organo dell’informazione libera, avrà nulla da eccepire, circa il piccolo dettaglio di un sostanziale obbligo sanitario imposto dal garante della Costituzione senza una legge e in chiaro contrasto con l’articolo 32 della stessa Costituzione. Articolo che, mi permetto di ricordare, oltre a disporre tale obbligo solo attraverso una legge ordinaria, stabilisce che comunque non si debbano mai “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Ebbene, imponendo di indossare questa sorta di feticcio sanitario, la cui efficacia per contrastare la diffusione di un virus a bassa letalità non è stata comprovata in modo incontrovertibile da nessuno studio scientifico, oltre a valicare detti limiti, si superano ampiamente anche quelli del buon senso e della ragionevolezza.
D’altro canto, se dopo quasi tre anni di impazzimento sanitario, in cui appare impietoso il confronto tra noi e altri Paesi che non hanno mai imposto ai loro cittadini di girare mascherati, stiamo ancora fermi all’ossessione di proteggerci con questi presunti dispositivi di protezione individuale, corriamo il serio rischio di tenerceli a vita.
Non solo, mi sembra piuttosto grave che il presidente Mattarella, con questa surreale prescrizione, lanci un pessimo segnale al Paese attraverso il simbolo più tangibile di un regime sanitario ancora sostanzialmente in piedi.
In questo modo, sebbene per l’appunto il citato obbligo sia decaduto quasi ovunque, si tende ad imporre sulle delicate consultazioni in atto il sigillo di uno stato di emergenza, alias stato di eccezione, che ha permesso ai due precedenti governi di adottare le misure più restrittive senza alcuna obiezione da parte dei massimi organi di garanzia dello Stato, tra cui proprio quello incarnato dal presidente della Repubblica.
Ora, come sosteneva uno dei politici più odiati d’Italia, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina, i maligni potrebbero sostenere che con codesto, umiliante eccesso di precauzione si voglia lanciare un subliminale avvertimento alla premier in pectore, Giorgia Meloni, la quale in campagna elettorale ha promesso, qualora fosse entrata nella stanza dei bottoni, di istituire una commissione d’inchiesta sul modo in cui è stata gestita la pandemia in Italia.
Comunque stiano le cose, sta di fatto che da domani chiunque, soggetto pubblico o privato che sia, potrebbe imporre al prossimo di indossare le diaboliche mascherine, prendendo ad esempio l’arbitraria prescrizione decisa dal Capo dello Stato.
Prescrizione che, dato che siamo nel Paese di Pulcinella, ha già creato alcune situazioni comiche. Innanzitutto il Capo dello Stato – Orwelliano – non la indossa, essendo notoriamente più uguale degli altri. Questi sono i tempi e questi sono gli uomini. Secondo, c’è da segnalare la situazione vissuta in diretta televisiva da Nadia Zicoschi, inviata di Rai1. Commentando in diretta l’inizio delle consultazioni dalla sala stampa del Quirinale, dove Corazzieri, funzionari, giornalisti e fotografi indossavano la mascherina d’ordinanza, la giornalista si è rivolta al pubblico in ascolto con il viso scoperto, suscitando una certa invidia nel resto della truppa dei suoi colleghi, costretti per ore a circolare come mummie.
D’altro canto, come è noto, per il servizio pubblico televisivo il loro virus è differente.
Claudio Romiti, 20 ottobre 2022