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Covid, qualcosa non torna: ci vacciniamo, ma servono i tamponi

La cabina di regia di domani dovrebbe partorire l’obbligo del tampone in alcuni luoghi pure per i vaccinati

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Mentre Mario Draghi, intervenendo alla Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, dichiarava che nei prossimi mesi “la variante Omicron ci obbligherà alla massima cautela”, molte persone si portavano avanti col lavoro, organizzando le proprie feste con familiari e amici a base di tampone. Parecchi notiziari nazionali hanno dato ampio risalto al fenomeno, con tanto di numerose interviste ai solerti cittadini in trance sanitaria, il quale ci dice che la dilagante paranoia collettiva sembra non avere più limiti, malgrado già oltre 15 milioni di italiani abbiano eseguito la salvifica terza dose. Quella che dovrebbe, secondo gli espertoni che finora non ne hanno azzeccata neppure mezza, portare all’estinzione definitiva del Sars-Cov-2, un virus infernale che pare aver effetti anche sul cervello, visto il repentino abbassamento del livello cognitivo generale che registriamo nel Paese.

Tutto questo in attesa che il governo, nella Cabina di regia convocata domani, decida quali altre restrizioni dovranno allietare le nostre festività natalizie. In questo senso gira in questi giorni sugli schermi tv una significativa pubblicità di un noto rotocalco popolare in cui, tra le altre cose, si segnala con una certa enfasi l’attesa delle succitate nuove regole “per vivere un Natale sereno”. Evidentemente oramai siamo giunti ad una situazione di così diffusa angoscia collettiva, tale da far impallidire i cultori del grande Kierkegaard, che l’idea di ricevere una congrua dose di obblighi e di prescrizioni offre a molti un agghiacciante senso di sicurezza che, a tanti di noi del partito trasversale dei critici e dei dubbiosi, fa letteralmente accapponare la pelle.

L’idea, insomma, che oramai per condurre una “normale” esistenza si debba vivere sotto l’ombrello protettivo di un regime sanitario ispirato da un misterioso, quanto onnipotente Comitato tecnico-scientifico, continuando a vaccinarsi senza limiti, a indossare le mascherine e tutto l’ambaradan del distanziamento e della sanificazione, mi risulta piuttosto folle e foriera di evoluzioni, queste si, assai poco rassicuranti per quella che definiamo convivenza democratica.

Sta di fatto che questa trasformazione di molte delle nostre tradizionali feste natalizie, in cui si raggiungono i vertici della convivialità, in una sorta di presidi di contrasto al Covid-19, non è avvenuta lo scorso anno, quando i vaccini ancora non erano attivi, bensì nel momento in cui sono state inoculate circa 110 milioni di dosi dei medesimi vaccini. Come dire: più ci vacciniamo e più abbiamo bisogno dei tamponi. Qualcosa proprio non torna.

Claudio Romiti, 22 dicembre 2021