Giova ripetersi: abbiamo la prova provata, e senza alcun dubbio, che l’Italia è stato uno dei peggiori Paesi del mondo a gestire la pandemia. Per numero di decessi per milione d’abitanti, l’Italia è al decimo posto tra i Paesi con più di 10 milioni d’abitanti. E, di questi, se consideriamo solo i Paesi più ricchi, l’Italia è al terzo posto, dopo Belgio e Stati Uniti. Le chiusure adottate e mirate, nelle intenzioni, a limitare i danni, cioè i decessi e le terapie intensive (TI), hanno sortito un qualche effetto benefico? Cioè, senza le chiusure avremmo avuto più decessi e più TI? No: in Svezia, ove non è stata adottata alcuna chiusura, i danni sono stati inferiori e il loro andamento è stato parallelo al nostro (le curve sono solo shiftate di un mese circa).
Figura 1: Decessi (sopra) e terapie intensive (sotto) ogni giorno per milione d’abitanti, in Italia e Svezia: non v’è quasi differenza tra i due Paesi, ma l’Italia ha rovinato la propria economie con inutili chiusure, la Svezia non ha chiuso nulla.
Forse non si poteva fare meglio di come abbiamo fatto? No. Si poteva fare molto meglio. Lo dimostra il caso della Sud Corea. Questo Paese ha avuto, all’inizio della pandemia, una situazione simile alla nostra per contagi e per decessi. Come la Svezia non ha adottato alcuna chiusura generalizzata ma, a differenza della Svezia (e dell’Italia), ha immediatamente attivato un capillare e certosino tracciamento dei contagi e dei loro contatti, e li ha isolati. All’inizio della pandemia, per ogni positivo trovato, la Sud Corea eseguiva fino a mille test per il tracciamento dei contatti e conseguente isolamento e non ha adottato alcun generalizzato lockdown. L’Italia e gli altri Paesi occidentali nulla di tutto ciò hanno fatto fino all’inizio di marzo e, anche dopo, e fino a maggio, per ogni contagiato venivano eseguiti una decina di test appena.
Figura 2: Test eseguiti da Sud Corea, Italia e Usa per ogni confermato positivo.