Dopo la breve parentesi nel mondo politico, tra le file del Movimento 5 Stelle, ricoprendo anche i ruoli di viceministro del governo Conte II e di sottosegretario alla Salute nell’esecutivo Draghi, Pierpaolo Sileri è tornato in corsia, al San Raffaele di Milano, al termine della scorsa legislatura. Il suo nome, nella mattinata di oggi, è però tornato alla ribalta dopo la sua deposizione alla procura di Bergamo. E i dettagli sono a dir poco orwelliani.
Come riportato da Sileri stesso, infatti, la sua esperienza al ministero della Salute è stata composta da verbali incompleti, lettere anonime, fino ad arrivare alle minacce ed alla presenza di una persona estranea al suo staff intenta a frugare tra i cassetti del suo ufficio. Alcuni strascichi della deposizione sono stati pubblicati dal Corriere della Sera, il quale dà un’immagine di una vera e propria spy-story alla Mission Impossible.
L’8 febbraio 2021, parlando con i giudici di Bergamo, il medico ha rivelato le esperienze avute con “alcuni direttori generali e vice capi di gabinetto. “Diversi di costoro hanno palesemente sostenuto che non erano autorizzati a condividere informazioni con me”, ha affermato Sileri. E ancora: “Ho sin da subito notato un comportamento poco professionale. Mancava in modo assoluto la programmazione e i rappresentanti andavano aumentando di giorno in giorno. Oltre a ciò, i verbali delle sedute della task force sono sicuramente parziali, stante l’assenza di numerose dichiarazioni mie e di Friolo”. In piena emergenza, addirittura fino al 6 marzo 2020 – rivela Sileri – “nessuno aveva provveduto agli acquisti dei ventilatori e di ogni dispositivo utile alla gestione della pandemia”, alla faccia del celeberrimo “siamo prontissimi” che Conte affermò a fine gennaio dagli studi televisivi di Lilli Gruber.
Le minacce, invece, sarebbero arrivate direttamente dallo staff del ministro Speranza, in particolare dal capo gabinetto, Goffredo Zaccardi. “Mi diceva che dovevo stare tranquillo, altrimenti avrebbe usato documenti contro di me”, ha affermato Sileri, il quale poi sarebbe venuto a sapere che si trattava di carte concernenti presunti mobbing da parte di una collaboratrice dello staff del viceministro.
Il diverbio tra Zaccardi e Sileri si è manifestato anche nelle loro chat private, in cui quest’ultimo lamentava la sua emarginazione dalle riunioni insieme agli altri membri del ministero della Salute. Risposta del capo-gabinetto: “Anche tu puoi fare molto per il Paese e se vuoi ti darò una mano”. Sileri: “Non mi sembra”. Zaccardi: “Sbagli alla grande”. Sileri: “Sbaglierò pure, ma della riunione sui vaccini nessuno di noi sa qualcosa. I giornalisti mi chiedono e io devo mentire per rispetto alle istituzioni. Vengo a sapere che c’è una riunione quasi ogni giorno, di cui nessuno dei miei sa qualcosa, né ha mai ricevuto convocazione o qualunque forma di notizia”.
Dalla deposizione si rileva come Sileri fosse già stato a Wuhan, prima dello scoppio della pandemia, e avesse già monitorato come “l’onda del virus avrebbe potuto essere devastante”. “Giuseppe Ippolito – allora presidente dello Spallanzani – allorquando io sono rientrato da Wuhan il 3 febbraio 2020 e ho rappresentato il pericolo incombente sul nostro Paese, ha risposto con coloriti gesti scaramantici”. Un cortocircuito che si sarebbe poi formalizzato quando, a poche settimane di distanza, il governo ed i tecnici spinsero per la scelta estrema, ovvero quella del lockdown sulla falsa riga del “modello cinese”. Ed ecco che le previsioni inascoltate di Sileri, divennero una tragica realtà.