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“Covid sui Pos”. Ditelo al Cts

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Ve lo ricordate il virologo superstar, Andrea Crisanti, quello che non vuole andare al ristorante? A marzo diceva: “Sulle superfici il virus può rimanere una giornata o due, e questo può essere un incentivo ad utilizzare le carte di credito. Ma io quando torno a casa disinfetto sempre anche quella”. Uno strano assist al piano di abolizione del cash, che è una delle fissazioni della sinistra statalista, nemica della ricchezza meritata e della libertà di spendere senza essere monitorati dal Grande Fratello fiscale, in quanto si è sempre dei sospetti evasori.

E a inizio aprile, il Cts, sempre a rimorchio della stessa sinistra iperburocratica, aveva suggerito di proibire il contante nei ristoranti. Ebbene, oggi i Nas hanno condotto un’operazione di verifica sulla norme anti Covid nei supermercati. E cos’hanno scoperto? Tracce di coronavirus sui Pos, i tastierini che si usano per il pagamento elettronico. Non che servisse un genio, per immaginare che potessero essere sporchi. Bastava aver visto una vecchia puntata di un programma su Realtime, in cui furono scoperti più patogeni sul Pos che sulla tavoletta dei bagni del supermarket. Certo, gli attrezzi elettronici possono essere sterilizzati e i contanti no. Ma si possono maneggiare con i guanti. E ci si può lavare le mani dopo averli toccati.

Insomma, è proprio necessario approfittare del Covid per imbastire ancora una crociata contro il cash? Quante altre libertà dobbiamo sacrificare sull’altare della (falsa) sicurezza sanitaria?

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