Non si placano le tensioni del conflitto tra Russia ed Ucraina. Questa volta, protagonista è l’indagine portata avanti dal quotidiano più importante della capitale del Paese invaso: The Kyiv Independent. Da giorni, il quotidiano sta cercando di far luce su un presunto abuso di potere di un’ala della Legione Internazionale, costituita da soli combattenti stranieri in un’ottica anti-russa, sponsorizzata dal presidente Zelensky e dal ministro Kuleba. E che sarebbe additata di abusi, furti, missioni suicide, nonché molestie sessuali, soprattutto da parte della leadership del gruppo militare.
L’inchiesta del Kyiv Independent
Nel pezzo, il quotidiano ucraino riporta numerose testimonianze, di cui una di un ufficiale brasiliano, giunto nel territorio invaso proprio per sostenere la causa ucraina, ma che avrebbe affermato ai suoi subordinati di essere sdegnato delle azioni compiute dai più alti ufficiali dell’esercito: “Siamo venuti ad aiutare la gente di questo Paese. Non siamo venuti qui a fare le stesse cose degli stronzi russi!”.
Le accuse sono parte di un fascicolo di 78 pagine, già presentato in Parlamento, ma che non ha ancora ricevuto né risposte, né azioni concrete, dal governo Zelensky, il quale sembra mascherare l’intera vicenda. Il Kyiv Independent afferma come siano già state inviate numerose lettere anche al gabinetto di governo, e questo da quattro mesi, ma un responso continua a farsi attendere. Le accuse riguardano l’ala della Legione controllata dal Gur, il servizio segreto militare ucraino.
Le violenze ucraine
Nell’arco delle quasi 80 pagine, il giornale ucraino riporta anche la vicenda di Piotr Kapuscinski, conosciuto nel mondo legionario come Sasha Kuchynsky. Il soldato sarebbe già ricercato per frode, in Polonia dal 2014, mentre risiede in Ucraina dal 2016. In questi ultimi anni, sarebbe stato protagonista in negativo di episodi di violenze sessuali e di furti aggravati, a mano armata. Dallo scorso maggio, si trova al fronte per combattere le forze armate russe.
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Kuchynsky agisce soprattutto nelle zone di Severodonetsk, fulcro centrale dei combattimenti tra ucraini ed invasore, nella regione di Luhansk. Sasha sarebbe stato anche il mandante di numerosi attacchi suicidi, sferrati poi da giovani soldati della resistenza, i quali sarebbero arruolati come pura carne da macello, portando a sacrificare la propria vita, su ordine del pregiudicato polacco. In una di queste “missioni suicide” sarebbe stato catturato Andrew Hill, il soldato che adesso sta subendo un processo a Donetsk e che rischia la pena di morte come mercenario.
Per di più, il soggetto sarebbe il mandante anche di saccheggi, compiuti dalle forze ucraine, direttamente ai centri commerciali delle proprie città.
Insomma, i crimini di guerra non sono solo di parte russa. E pare che l’indagine del quotidiano di Kiev, su cui il governo non si è ancora espresso, pare andare in una direzione precisa: il racconto di una guerra obiettiva, vera, senza bandiere, esplicata nelle sue tragicità e violenze, compiute da ambo le parti.
Nessuno mette in discussione l’invasione illegittima di Mosca. Nonostante tutto, rimaniamo dubbiosi sulla creazione, da parte del giornalismo, di due fronti binari, l’uno che rappresenta il male e l’altro il bene. In guerra esiste veramente il bianco ed il nero? Al lettore l’ardua sentenza.
Matteo Milanesi, 20 agosto 2022