Ormai sembra diventata una gara a chi gufa di più. Ieri è stato il turno dell’immancabile Massimo Galli, convinto che tra 10 giorni pagheremo i festeggiamenti della Nazionale, e oggi si accoda rigoroso Andrea Crisanti. La profezia choc è questa: il microbiologo prevede “una convivenza col virus abbastanza lunga”, addirittura decenni se consideriamo l’esperienza del vaiolo e della poliomelite.
Crisanti ne è convinto, e ne fa una sorta di ossessione: la variante Delta “mette in pericolo tutto il lavoro fatto fino ad adesso” con le vaccinazioni di massa. Poco importa se ad oggi negli ospedali ci sono poche persone malate gravi e il conteggio dei morti non corre come in passato. Lo “zanzarologo” (copyright Giorgio Palù) continua a battere il chiodo sulla pericolosità di una mutazione che “porta l’indice dell’immunità di gregge all’85%”. Se i dati che arrivano da Israele “dicono che le persone vaccinate con doppia dose di Pfizer sono protette al 70%”, secondo il televirologo “anche vaccinando tutta la popolazione italiana, si raggiungerebbe una protezione del 70% che è inferiore a quella necessaria per arrivare all’immunità di gregge”.
In realtà sui dati di Israele è necessaria una precisazione. Lo studio citato da Crisanti afferma sì che il vaccino Pfizer è meno efficace contro la variante Delta, ma solo per quanto riguarda la prevenzione dal contagio e dalla malattia sintomatica (64%). Sui ricoveri e le forme gravi, invece, i numeri sono ben più incoraggianti: Pfizer resta efficace al 93%, che poi è quello che conta. Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Comitato Tecnico Scientifico, oggi lo ha spiegato chiaramente: “In questa situazione non piacevole, ci fa star bene vedere che, dove il tasso di vaccinazione è ampio, si è protetti dalle forme gravi. Invece di morire una persona infettata ogni 50, infatti, a perdere la vita è una su mille”.
Non basta? Non per Crisanti, secondo cui a settembre il virus continuerà a correre e “sarà in grado di raggiungere i 2,5 milioni di persone sopra i 60 anni che non sono ancora vaccinate”. Dunque i morti potrebbero ricominciare a riempire i cimiteri. E da lì al lockdown il passo sarebbe breve. Senza contare che se non troveremo dei “vaccini di nuova generazione”, economici e facilmente distribuibili, la maggior parte del mondo, quella povera, potrebbe diventare “un incubatore di varianti”.
Insomma: a sentire Crisanti qui si profila una sorta di “fine pena mai”. La domanda allora sorge spontanea: ma non è che con la scusa delle mutazioni vogliono riproporre da settembre in poi il regime delle restrizioni?