Gli esperti di demografia incutono timore. Il tema dovrebbe finire immediatamente nell’agenda dei politici responsabili. In sintesi l’Italia rischia di implodere a causa della bassa natalità; l’Europa intera invecchia rapidamente; l’Africa invece esplode di gioventù. Difficile fare ipotesi a lungo termine ma sembra sensato, per non dire sicuro, che in un futuro molto vicino, un paio di miliardi e mezzo di africani guarderanno 450 milioni di europei dall’altra parte del Mediterraneo. L’immigrazione di massa, per ora, ha trovato un argine proprio nelle distanze stabilite dal mare e dal deserto del Sahara. Se il territorio tra Africa e Europa non avesse soluzione di continuità, staremmo già facendo i conti con un’emergenza senza precedenti nella storia del nostro Continente.
Veniamo alla situazione strettamente italiana. Antonio Golini è professore emerito della Sapienza, accademico dei Lincei e insegna sviluppo sostenibile alla Luiss. Ha appena pubblicato (con Marco Valerio Lo Prete) Italiani poca gente. Il Paese al tempo del malessere demografico (Luiss).
Nel saggio prende in esame la crisi di natalità che ha colpito l’Italia e riflette sugli effetti a lungo termine che potrebbe avere sulla nostra società. Effetti che potrebbero persino portare gli italiani verso l’estinzione. Già oggi, per intenderci, nel nostro Paese ci sono soltanto 3 ragazzi ogni 5 anziani. L’Italia è un vero é proprio caso, spiega Golini in una intervista realizzata da Matteo Sacchi sul “Giornale”: «È una nazione demograficamente di un certo rilievo, circa 60 milioni, che mette in luce un trend molto particolare. Abbiamo una natalità bassissima e abbiamo una popolazione dalla vita molto lunga. Semplificando un po’ si può quindi dire che siamo un Paese in cui non è più assicurato il ricambio generazionale». Ci avviciniamo alla soglia sotto la quale una popolazione entra in crisi demografica: «Quando si arriva ad un tasso riproduttivo attorno agli 1,2-1,3 figli per donna e lo si mantiene a lungo, si rischia l’implosione demografica».
E l’immigrazione? I sostenitori del «barrichiamoci in casa» non tengono conto di un fatto semplice: è impossibile, visti i numeri in campo. I sostenitori del «ci pagheranno le pensioni» non tengono conto di un fatto altrettanto semplice: i giovani immigrati riequilibrano gli effetti della denatalità ma come ricorda Golini un popolo è fatto anche di cultura e storia: «Se una popolazione invecchia e perde la sua vitalità alla fine fatica anche a trasmettere i suoi valori ai nuovi arrivati. Rischia di essere sostituita e non di integrare». Cosa risponderemo quando, come accaduto in Gran Bretagna, i musulmani chiederanno l’istituzione delle corti islamiche che giudicano secondo la sharia e non secondo la legge dello Stato?
Meglio dunque ripassare i fondamentali della democrazia liberale, ammesso che abbia ancora un significato per noi. Meglio rispettare il cristianesimo che ha avuto un ruolo determinante per l’intera Europa. Sbaglia dunque chi irride i movimenti «identitari» come fossero roba per trogloditi.
Alessandro Gnocchi, 15 marzo 2019