Saranno i cinque giorni più caldi della breve vita dell’esecutivo di Mario Draghi. Tra sfaldamenti interni ai 5 Stelle, Fratelli d’Italia che urla a gran voce il ritorno alle urne dopo quattro anni, un centrosinistra che cerca di ricomporre i pezzi per un eventuale bis dell’ex Bce, ecco che la strada da seguire mercoledì, data in cui il premier dovrà riferire alle Camere, risulta essere sempre più incerta.
La situazione in casa destra
Sul lato della coalizione di centrodestra, è evidente come la ferma sostenitrice del governo attuale rimanga Forza Italia. L’obiettivo di Fi sarebbe quello di proseguire nell’esperienza draghiana attuale, senza la componente contiana, per poi arrivare al 2023 con un’alleanza compatta, che lotti veramente per conquistarsi Palazzo Chigi. Dall’altra parte, però, il vero dilemma rimane la Lega. L’eventuale nascita di un Draghi bis è affidato ai numeri del Carroccio, visto che, dopo le rotture dei pentastellati, risulta essere primo partito in Parlamento.
Salvini potrebbe richiedere lo spostamento a destra del baricentro politico di un nuovo esecutivo con a capo l’ex Bce, vista anche la maggiore rilevanza che avrebbe nel nuovo governo. Tra le modifiche di breve termine, non sarebbe da escludere un profondo mutamento delle restrizioni pandemiche, con Roberto Speranza che rischierebbe seriamente di lasciare il ministero alla Salute. Oppure, altro aspetto rilevante, è la Legge di Bilancio di settembre, su cui Salvini potrebbe mettere mano in modo ben più incisivo rispetto al ruolo, a tratti di nicchia, che ha avuto nell’attuale formazione di governo. Naturalmente, quest’ultima ipotesi dipenderà dall’eventuale data fissata per le elezioni politiche, che alcuni analisti stimano a partire dal 20 settembre.
Insomma, se le posizioni – diametralmente opposte – di Forza Italia e Fratelli d’Italia sono ben chiare, la Lega è ancora sospesa tra il ritorno alle urne ed il Draghi bis. Certo, il Carroccio dovrà ottenere qualcosa dal premier e dalle altre forze; al contrario, sarebbe ben più conveniente staccare la spina e rivedersi alle urne dopo la fine dell’estate.
Le volontà di Draghi
C’è da valutare anche la volontà di Draghi. SuperMario, infatti, non sembra intenzionato a proseguire nell’esperienza di governo; men che meno, essere a capo di un governo a trazione leghista, dove pure il Pd potrebbe slacciarsi. Di fatto, in questo caso, l’ex Goldman Sachs e Bce andrebbe a perdere due partiti che hanno fondato il suo primo esecutivo: Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Pare difficile, quindi, che il premier possa accettare un governo che, nei fatti, si tradurrebbe di centrodestra, magari con qualche presenza più centrista, grazie a Fi, eventualmente anche Calenda e Renzi, oltre ai misti.
Insomma, in presenza di tutti queste clausole e condizioni, sembra che la strada del voto anticipato sia quella che accontenterebbe quasi tutti i movimenti politici. Infatti, se a Palazzo Chigi la volontà di non rimanere è ferma, ecco che il centrosinistra non avrebbe i numeri per formare una nuova composizione di governo, a meno che Conte si rimangi tutto e torni a trattare. Ed ecco che le urne sarebbero l’unica soluzione plausibile. Si deciderà tutto mercoledì prossimo.
Matteo Milanesi, 16 luglio 2022