Politica

Crisi Ucraina, Draghi dichiara un altro stato d’emergenza - Seconda parte

Dopo il Covid, ora la guerra in Ucraina. Si avvera la profezia di Cacciari e Agamben?

È la cifra dell’epoca contemporanea. Catastrofi economiche, climatiche, sanitarie, belliche: da un certo punto di vista, tutto è emergenza. E anche quando non c’è una dichiarazione ufficiale del presidente del Consiglio, l’aura che circonda gli eventi politici è sempre caratterizzata dalla sensazione di un allarme incombente. Un po’ com’è accaduto con l’elezione del capo dello Stato: il sempreverde “Fate presto”, l’affanno dei partiti, il ripiegamento su un compromesso conservativo, che formalizza quella che doveva essere un’anomalia (il bis al Colle).

Tecnicamente, però, cosa significa che sussiste uno stato d’emergenza per la situazione Ucraina? Che basterà un dpcm per spedire i volontari nel Paese, ad assistere gli sfollati? Oppure – il che sarebbe peggio – che, senza una costante vigilanza da parte del Parlamento, si potrà usare l’umanitarismo come strumento politico? E anche in questo caso assisteremo a proroghe abnormi del regime speciale – da tre mesi a chissà quanti anni – qualora lo stallo nell’Est si prolungasse oltremisura? Siamo veramente entrati nell’epoca dello stato d’emergenza perenne, magari col pretesto, già confezionato, dell’ecologia?

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