Esercitare il proprio diritto di espressione e di critica alla Turchia di Erdogan e all’Islam radicale, diventa ogni giorno più difficile anche in Italia. In un articolo pubblicato sul sito di riferimento dei musulmani italiani, La Luce, diretto da Davide Piccardo, coordinatore delle Associazioni Islamiche di Milano, intitolato “La turcofobia della stampa italiana”, alcuni giornalisti e scrittori vengono accusati di di “islamofobia sguaiata” per il semplice fatto di aver criticato Erdogan e la Turchia.
Un’accusa grave considerando il sito da cui proviene che fa un elenco con nomi e cognomi delle voci che si sono macchiate, a giudizio della redazione de La Luce, di “islamofobia”. Si tratta di Fiamma Nirenstein de Il Giornale, Vittorio Feltri di Libero e del sottoscritto, colpevole di aver pubblicato su questo sito un intervento su Erdogan.
L’articolo de La Luce ha destato lo sdegno anche del mondo politico a partire dal vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana che ha espresso “piena solidarietà e vicinanza” per l’attacco ricevuto “dal principale sito dei musulmani italiani per aver ‘osato’ esprimere dissento nei confronti dell’operato e della condotta di Erdogan. Non abbassiamo la guardia, certi segnali sono allarmanti”.
Il punto è proprio questo: difendere la nostra libertà di parola, di espressione e di critica sancite dalla Costituzione e alla base della democrazia italiana. C’è poi un’altra questione che rende particolarmente inappropriato l’articolo firmato da Giuseppe Mancini: mentre solo pochi giorni fa vengono uccise tre persone in una Chiesa da un terrorista in Francia, la preoccupazione di una delle principali testate dei musulmani italiani è la “turcofobia della stampa italiana”? L’aspetto più odioso è il tentativo di appiccicare l’etichetta di “islamofobia” o “turcofobia” a qualsiasi voce critichi l’operato di Erdogan.
Non un’analisi nei contenuti, quanto una lista delle voci non allineate le cui opinioni sono definite “raccapriccianti”. Senza contare il finale dell’articolo in cui si parla della Turchia come “partner ideale per l’Italia – culturale, politico, commerciale – nel Mediterraneo”. Se proprio dovessimo individuare dei partner culturali, sarebbero la Grecia o l’Armenia cristiane e, a giudicare dalla situazione in Libia, nei Balcani o nel Mediterraneo orientale, la Turchia rappresenta una minaccia per gli interessi nazionali italiani sia strategici e geopolitici sia economici.
Ma queste sono analisi su cui si può essere più o meno d’accordo e che si possono discutere come è normale avvenga in democrazia.
Diverso è demonizzare, attaccare o addirittura fare liste con nomi e cognomi rischiando di esacerbare un clima con toni già alti e preoccupanti.
Francesco Giubilei, 31 ottobre 2020