Il momento tanto temuto è arrivato. Anche l’ultimo baluardo sta inesorabilmente per crollare. L’unica e sola ragione di vita di un movimento che ormai non ha più ragion d’esistere è venuta meno. E questo lo hanno compreso anche loro, i grillini duri e puri, coloro che a suon di annunci in pompa magna proclamavano trionfalmente dall’alto del balcone di Palazzo Chigi l’abolizione della povertà nel nostro Paese. E lo ha capito il capo politico del M5S, Giuseppe Conte, che sul quel balcone da Presidente del Consiglio non si era affacciato, ma che adesso da leader dell’opposizione prova ad alzare le barricate per difendere con ogni mezzo possibile il provvedimento principe del suo movimento. Perché il Reddito di cittadinanza non è una misura qualunque per i pentastellati: rappresenta l’essenza e l’esistenza stessa del Movimento. È una bandiera ideologica che non può essere ammainata, e al contempo il principale serbatoio di consensi cui attingere. Troppo importante.
Il Reddito di cittadinanza va dunque strenuamente difeso. A qualsiasi prezzo. Anche al costo di creare tensioni e disordini sociali nel paese. In politica si sa, il fine giustifica i mezzi. E quindi tutto é concesso: esacerbare gli animi con una propaganda asfissiante, incitare la piazza, fomentarla contro quei cattivoni al governo che vogliono affamare il popolo. Tutta demagogia. Populismo allo stato puro. La realtà è ben diversa dalle balle di Conte e compagni.
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L’obiettivo dell’esecutivo di centrodestra non è quello quello di affamare, bensì quello di affrancare il cittadino dalle logiche meramente assistenziali su cui si fondano le politiche pentastellate. E questo lo si fa investendo sul lavoro, non continuando ad erogare sussidi in maniera indiscriminata con lo scopo di ottenere in cambio dei benefici elettorali.
Giorgia Meloni e il suo governo non hanno pertanto dichiarato guerra ai poveri come le opposizioni sostengono, quanto piuttosto alle pratiche clientelari cui le stesse sono solite far ricorso, ma senza comunque perdere di vista chi realmente imperversa in precarie condizioni socio-economiche. Prova né il fondo istituito dal governo ‘per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva’ che prevede risorse per oltre 7 miliardi di euro per gli anni 2024 e 2025. Non esattamente bruscolini e segnale inequivocabile del fatto che l’esecutivo non vuole lasciare indietro chi è in difficoltà. Caro Conte, nessun attacco ai poveri, dunque. Semmai un attacco agli abusi e agli illeciti perpetrati in questi anni dai tanti furbetti che sul Reddito di cittadinanza hanno ampiamente lucrato, economicamente e politicamente.
Salvatore Di Bartolo, 3 agosto 2023