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Binance ancora sotto attacco nega legami con la Cina dopo il 2017

Alcuni documenti indicherebbero che Binance avrebbe nascosto la sua presenza in Cina anche dopo il 2017, anno in cui aveva lasciato il paese.

Binance ancora sotto attacco nega legami con la Cina dopo il 2017 Binance ancora sotto attacco nega legami con la Cina dopo il 2017

Negli ultimi mesi è diventata una moda mettere sotto i riflettori i giganti del settore delle criptovalute: Binance, il colosso delle criptovalute, è ancora messo all’indice perché secondo un recente rapporto del Financial Times, avrebbe occultato i suoi legami con la Cina ben oltre il 2017, anno in cui sosteneva di aver abbandonato il paese.

E diciamo “ancora” perché già alcuni giorni fa la Commodity Futures Trading Commission, agenzia federale degli Stati Uniti, aveva promosso l’attuazione di ingiunzioni che potrebbero impedire al primo exchange di criptovalute al mondo di operare nel paese (qui l’articolo sul tema).

Il CEO di Binance, Changpeng “CZ” Zhao, ha subito respinto queste accuse, sostenendo che la trasparenza della tecnologia blockchain sia più che sufficiente a dimostrare la falsità di tali affermazioni, tipiche della “stampa tradizionale”.

Perché Binance è di nuovo attaccato?

Il Financial Times sostiene di aver avuto accesso a documenti interni e comunicazioni aziendali che confermerebbero i legami “sostanziali” tra Binance e la Cina, nonostante l’exchange avesse affermato di aver lasciato il paese nel 2017. Secondo il giornale, Binance avrebbe deliberatamente offuscato la portata e la localizzazione delle sue operazioni in Cina, proseguendo la sua presenza nel paese anche dopo il 2017.

Tra le prove addotte, il Financial Times cita comunicazioni tra dipendenti riguardanti un team di reclutamento a Shanghai e istruzioni fornite ai nuovi assunti cinesi di utilizzare VPN. Inoltre, un ex dipendente anonimo ha rivelato che molti degli sviluppatori chiave dell’azienda si troverebbero ancora in Cina. Tuttavia, il FT è riuscito a confermare l’utilizzo di uffici in Cina solo fino al 2020.

Binance: giorni di fuoco

Queste rivelazioni arrivano in un momento critico per Binance, che sta affrontando crescenti pressioni da parte delle autorità di regolamentazione, soprattutto dopo il crollo di FTX che l’ha resa la più grande e popolare piattaforma di scambio di criptovalute sul mercato.

Recentemente, la U.S. Commodity Futures Trading Commission (CTFC) ha denunciato Binance per aver servito illegalmente utenti statunitensi. Inoltre, un giudice federale ha temporaneamente bloccato l’acquisizione da 1,3 miliardi di dollari di Voyager da parte di Binance.US, a seguito di un’azione legale del Dipartimento di Giustizia (DOJ).

Di fronte a queste accuse, Binance ha risposto ai senatori statunitensi il 28 marzo, sottolineando che la regolamentazione è il modo migliore per proteggere gli utenti e ribadendo il proprio impegno a supportare gli sforzi di regolatori e autorità in tutto il mondo. L’exchange ha anche chiarito che le sue operazioni sono per lo più on-chain e più trasparenti delle istituzioni finanziarie tradizionali.

Binance ha fornito informazioni sulla sua storia e sullo stato attuale delle sue operazioni per tranquillizzare i legislatori. Al momento della pubblicazione, i senatori non hanno ancora risposto pubblicamente al post sul blog di Binance.

È difficile non notare la tempestività delle accuse contro Binance, che coincidono con un periodo di crescente regolamentazione nel settore delle criptovalute.

Resta da vedere se si tratta di un attacco portato dalle istituizioni finanziarie tradizionali ad un sistema, quello delle criptovalute, che ritengono una minaccia o se, al contrario, sia Binance a soffrire di sindrome da accerchiamento.

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Giuseppe Vitagliano, BTCSentinel.com 30 marzo 2023

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