La nota del Quirinale, purtroppo, si limita ad un doveroso dissenso sulla decadenza morale che sta investendo settori della magistratura e a una ricognizione dei poteri del Capo dello Stato che non consentono un intervento diretto sulla riforma della giustizia, essendo di competenza del Parlamento. Ma il presidente Mattarella può rendere solenne e più incisivo il suo richiamo con un messaggio alle Camere e con lo scioglimento del Csm, che presiede, per “vincolare” i partiti ad un processo di riforma improrogabile.
I cittadini possono continuare a sentirsi rappresentati e garantiti solo se si immettono forti anticorpi nell’istituzione giuridica per rimediare alle perversioni di potere di un “ordine” precipitato nel caos. Dunque, l’auspicio è che le parole del Capo dello Stato non siano enunciazioni di circostanza, ma un monito rigoroso affinché venga mondato dal fango l’organo di garanzia dei diritti e delle libertà.
Andrea Amata, Il Tempo 30 maggio 2020