Dopo l’incontro tra Governo e sindacati di ieri, comincia a delinearsi nei dettagli il taglio dell’IRPEF riservato ai titolari di reddito di lavoro dipendente che partirà dal prossimo mese di luglio e verrà finanziato con il fondo di 3 miliardi di euro per il 2020 e di 5 miliardi a decorrere dal 2021 appositamente istituito nella legge di bilancio.
Secondo quanto riportato dalle parti al termine dell’incontro, il decreto (annunciato dal Ministro dell’Economia Gualtieri per fine mese) dovrebbe prevedere:
- l’innalzamento a 100 euro al mese (1.200 euro su base annua) del bonus di 80 euro al mese (960 euro su base annua) che già compete in misura piena ai titolari di reddito di lavoro dipendente con reddito complessivo compreso tra 8.145 euro e 24.600 e in misura decrescente (fino ad azzerarsi) ai titolari di reddito di lavoro dipendente con reddito complessivo compreso tra 24.600 e 26.600 euro;
- l’estensione del bonus 100 euro anche ai titolari di reddito di lavoro dipendente con reddito complessivo compreso tra 26.600 euro e 28.000 euro (i quali sino ad oggi erano esclusi dal bonus 80 euro);
- l’aumento nella misura di 1.200 euro su base annua della detrazione di lavoro dipendente per i lavoratori con reddito complessivo compreso tra 28.000 euro e 35.000, fermo restando che detto aumento dovrebbe decrescere all’aumentare del reddito fino a ridursi a 960 euro in corrispondenza di 35.000 euro di reddito complessivo;
- l’aumento nella misura di 960 euro su base annua della detrazione di lavoro dipendente per i lavoratori con reddito complessivo compreso tra 35.000 euro e 40.000 euro, fermo restando che anche detto aumento dovrebbe decrescere all’aumentare del reddito fino ad azzerarsi in corrispondenza di 40.000 euro di reddito complessivo.
Il risultato finale di questa impostazione (che, a quanto pare, confermerebbe e addirittura amplierebbe fino a 28.000 euro di reddito complessivo la forma di credito di imposta utilizzata a suo tempo per il “bonus Renzi”, assumendo invece la forma di maggiore detrazione di lavoro dipendente soltanto per la parte di intervento relativa ai redditi compresi tra 28.000 euro e 40.000 euro) sarebbe sul piano pratico un risparmio fiscale su base annua:
- di 240 euro per i circa 9 milioni di dipendenti con reddito complessivo tra 8.145 e 24.600 euro;
- tra 240 e 1.200 euro per i circa 1,5 milioni dipendenti con reddito complessivo tra 24.600 e 26.600 euro;
- di 1.200 euro per i circa 1 milione di dipendenti con reddito complessivo tra 26.600 e 28.000 euro;
- tra 1.200 euro e 960 euro per i circa 2 milioni di dipendenti con reddito complessivo tra 28.000 e 35.000 euro (1.166 per 29.000; 1.131 per 30.000; 1.097 per 31.000; 1.063 per 32.000; 1.029 per 33.000; 994 per 34.000);
- tra 960 e zero per i circa 900.000 dipendenti con reddito complessivo tra 35.000 e 40.000 (768 per 36.000; 576 per 37.000; 384 per 38.000; 192 per 39.000).
Nel complesso, una operazione che riguarderebbe dunque quasi 15 milioni di contribuenti titolari di redditi di lavoro dipendente, allargando ulteriormente la già ampia forchetta in termini di aliquota “reale” di prelievo fiscale applicata ai dipendenti, rispetto a pensionati e autonomi.
Per effetto di queste novità, le soglie di reddito complessivo fino a concorrenza delle quali i titolari di redditi di lavoro dipendente scontano un’IRPEF effettiva ad “aliquota zero” salgono fino a:
- senza familiari a carico: 508 euro;
- con coniuge a carico: 013 euro;
- con 1 figlio oltre 3 anni di età a carico: 351 euro;
- con 1 figlio under 3 anni di età a carico: 041 euro;
- con coniuge e 1 figlio oltre 3 anni di età a carico: 475 euro;
- con 2 figli oltre 3 anni di età a carico: 875 euro;
- con coniuge e 1 figlio under 3 anni di età a carico: 145 euro;
- con 2 figli under 3 anni di età a carico: 215 euro;
- con coniuge e 2 figli oltre 3 anni di età a carico: 950 euro;
- con coniuge e 2 figli uno oltre 3 anni di età e uno under a carico: 610 euro;
- con coniuge e 2 figli under 3 anni di età a carico: 260 euro.
Resta poi da capire come questa operazione si incastrerà con l’annunciato intervento di futuro ridisegno complessivo dell’IRPEF.
Una imposta che, per essere ridisegnata, necessiterebbe forse prima di essere conosciuta per quello che è, ossia come una imposta iper-progressiva nel passaggio tra redditi bassi e redditi medi (a tutto vantaggio dei primi) e ipo-progressiva nel passaggio tra redditi medi e redditi alti (a tutto danno dei primi), tale per cui:
- il 5% dei contribuenti (2.193.699 contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 50.000 euro) dichiara il 24% del reddito complessivo aggregato (196 miliardi) e versa il 42% (61,8 miliardi) dell’IRPEF;
- il 20% dei contribuenti (8.212.358 contribuenti che dichiarano un reddito compreso tra 26.000 euro e 50.000 euro) dichiara il 33% del reddito complessivo aggregato (272 miliardi) e versa il 37% (55,4 miliardi);
- il 75% dei contribuenti (30.805.279 contribuenti che dichiarano un reddito fino a 26.000 euro) dichiara il 43% del reddito complessivo aggregato (356 miliardi) e versa il 21% (30,8 miliardi).
Enrico Zanetti, Eutekne 18 gennaio 2020