Con il comunicato stampa di ieri (n. 96), il Mef ha fatto il punto sullo stato dell’arte della concreta fruizione, da parte di famiglie e imprese delle misure varate dal Governo, nei decreti “Cura Italia” e “Liquidità”, per sostenere credito e liquidità a favore di famiglie e imprese.
Per quanto riguarda le moratorie sui prestiti, disposte fino al prossimo 30 settembre dall’art. 56 del DL 18/2020, sono salite a 1,6 milioni le domande di adesione, per un controvalore di 177 miliardi di euro di prestiti a breve e medio lungo periodo “congelati”. Circa 700.000 domande di adesione provengono da imprese (per un controvalore di 120 miliardi di euro sui 177 complessivi), le restanti 900.000 da famiglie.
Per quanto riguarda le richieste di sospensione del “mutuo prima casa”, secondo la disciplina speciale temporaneamente “rafforzata e ampliata” dall’art. 54 del DL 18/2020, come interpretato e ulteriormente integrato dall’art. 12 del DL 23/2020, sono a ieri poco più di 50.000 per un importo medio di circa 89.000 euro (per un corrispondente valore complessivo di circa 4,5 miliardi).
Per quanto riguarda le richieste di garanzie al Fondo centrale per le Pmi, ai sensi dell’art. 13 del DL 23/2020 (sostituivo, con modificazioni, dell’art. 49 del DL 18/2020), il loro numero è arrivato a 90.049, per un importo complessivo di circa 5,4 miliardi di euro, di cui oltre 70.000 (per un importo complessivo di circa 1,5 miliardi) sono riconducibili ai finanziamenti fino a 25.000 euro, con garanzia del Fondo al 100%, di cui alla lett. m) dell’art. 13 co. 1 del DL 23/2020.
Per quanto riguarda le richieste di garanzie a SACE, ai sensi degli artt. 1 e 2 del DL 23/2020, il MEF riferisce che lo strumento “è entrato in piena operatività”, che “sono stati realizzati i primi tre interventi” e che “sono attualmente in corso circa 170 istruttorie da parte delle banche per altrettante operazioni di finanziamento per un valore complessivo di circa 12,5 miliardi di euro”.
Il comunicato del Mef conferma dunque la buona riuscita dei provvedimenti di moratoria e sospensione del rientro dai finanziamenti già in essere, così come le evidenti difficoltà dei provvedimenti volti a favorire il rilascio di nuovi finanziamenti.
In particolare, risulta apprezzabile, la cristallina e financo impietosa trasparenza del Mef nel comunicare ufficialmente che, a un mese esatto dalla famosa conferenza stampa del Premier, la “potenza di fuoco” da 400 miliardi di euro si è tradotta in tre finanziamenti e in 170 istruttorie ancora in corso per un valore complessivo pari al 3,1% dell’importo che l’ascoltatore distratto potrebbe aver creduto essere stata resa disponibile nel suo intero ammontare già a decorrere dallo scorso 6 aprile.
Purtroppo, in un frangente in cui il fattore tempo non è una variabile secondaria, le misure messe in campo dal Governo che non si esauriscono nel “sospendere” e nel “bloccare” (cosa su cui l’abilità dello Stato italiano non è mai mancata in ogni settore), ma presuppongono anche un “fare” ed “erogare”, sono frustrate dalla pervicacia con cui il Governo stesso, almeno sino ad oggi, si ostina a negare il completamento di un quadro normativo idoneo a fronteggiare l’emergenza.
Se si vuole infatti che le banche fungano da mero canale di erogazione di liquidità, non bisogna chiedere loro atti d’amore, ma dare loro strumenti giuridici che consentano tali comportamenti. Le norme che dispongono le garanzie sono un pezzo della soluzione, perché riducono in modo significativo il loro rischio patrimoniale.