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Da Angelini a Scanzi, tutte le ipocrisie della sinistra

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Tu chiamalo, se vuoi, moralismo ma certe cose sono dure da ingoiare senza un rigurgito di nausea. Lo sciacallaggio alla Saviano su un ragazzino depresso; il buonismo che nasconde l’odio meschino; il carrierismo dei peggiori ma dalla parte giusta; l’attacco in branco di chi appende a testa in giù e se ne vanta pure. Ma la faccenda più vomitevole è il pentimento al selz dei buoni. Il musicarello di non eccelsa carriera Roberto “Bob” Angelini, finito a un programma di propaganda del Pd, sfrutta una amica rider spedita a far consegne in nero, la storia emerge e lui che fa? La dà in pasto alla gogna dei social definendola pazza imbruttita dalla vita. Per dire una poveraccia, una miserabile. Solo che la miserabile ha ragione e quando Bob, mentitore e profittatore senza scrupoli, ne esce sputtanato fa il beau jest: mi ritiro, mi prendo una pausa. La pausa dura due settimane e, per il gran finale, rieccolo a strimpellare alla corte del conduttore Zoro (Zoro?) come niente fosse. Del resto il padrone di casa, l’aveva rassicurato: questa è casa tua, volendo dire, a tutti, non solo a Bob, che La7 è roba loro, roba del Pd e loro fanno quel cazzo che vogliono.

Ecco, fa veramente pena il pentitismo ipocrita di questi, mettiamoci anche il tuttoloho livello basic Scanzi – ricordate? – il sedicente caregiver con tanta fretta di vaccinarsi per andare a rifarsi nella beauty farm come una aspirante all’Isola dei Famosi. Anche lui, fuori due settimane e di nuovo in sella, pure dalla figlia di un casato, Bianca Berlinguer, a pontificare di etica e per prima cosa che ti fa? Un bel promo al pard Di Battista. A spese di tutti quelli che pagano il canone, ma tanto la Rai è tutto un programma, mentre l’Ordine dei giornalisti su certe cose è peggio delle tre scimmiette.

Perché lo fanno? Perché hanno le loro buone ragioni. Intanto condividono una sensibilità che li porta a sentirsi eletti e dunque impuni, le regole del moralismo valgono per gli altri, non per loro; quando il Bob definisce una poveretta, da lui sfruttata in nero, pazza imbruttita dalla vita, sa quello che dice: imbruttita in quanto sfigata non potendo contare su famiglie ricche che apparecchiano il bel vivere, che consentono di trastullarsi a vita coi sogni di gloria, di credersi gli artisti che non sono. Di giorno padroni che sfruttano, la sera cantanti solidali terzomondisti nel servizio pubblico. Questo è il sentimento condiviso dalla sinistra di potere la quale sa anche un’altra cosa, sa che il suo pubblico di trinariciuti sull’ipocrita andante può anche stranirsi ma dura poco, c’è una sintonia di fondo, un pensarla alla stessa maniera, sì, d’accordo, i poveri, gli ultimi, i rider, ma insomma cazzi loro, sfigati sono e sfigati restano.

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