Esteri

Da Borrell al tribunale olandese: chi vuole disarmare Israele

“Troppi morti, bisogna fare qualcosa” il mantra di chi vuole togliere le armi allo Stato ebraico

Borrell Israele corte Aia

Prosegue senza sosta la guerra in Medio Oriente. Nelle ultime ore sono stati registrati bombardamenti sulla città a sud di Gaza, mentre Israele prepara l’operazione via terra. Il presidente Benjamin Netanyahu ha indicato la strada: il controllo sulla Striscia – fino all’annientamento di Hamas – è necessario per “la nostra sicurezza”. Ma c’è chi vuole disarmare lo Stato ebraico, invocando le troppe morti tra civili. Non si tratta di qualche gruppetto di poco conto come Ultima Generazione, che nel blitz di sabato mattina contro la sede di Leonardo ha blaterato qualcosa sulla Palestina giusto per guadagnare qualche titolo: in campo l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell e persino un tribunale olandese.

“L’Unione Europea non fornisce armi a Israele. Altri sì”, il j’accuse di Borrell a margine del Consiglio informale Sviluppo a Bruxelles: “Se si ritiene che il numero di morti” palestinesi sia troppo alto, forse si può fare qualcosa per renderlo meno elevato in futuro”. E ancora: “La mia domanda è: a parte le parole, che cos’altro pensiamo che si possa fare? Se il numero delle vittime è troppo alto, c’è qualche possibilità di renderlo meno elevato?”. Per legittimare la sua posizione, l’Alto Rappresentante dell’Ue ha citato le parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden – “il più grande sostenitore dello Stato Ebraico” – sulle operazioni sproporzionate di Israele: “Penso che questa valutazione provenga sempre più da molte persone in tutto il mondo”.

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Ma non è tutto. Oggi la Corte d’Appello dell’Aia ha stabilito che il governo olandese dovrà interrompere la fornitura di pezzi di ricambio per i caccia israeliani F-35 entro una settimana. La causa intentata dalle organizzazioni per i diritti umani Oxfam Novib, PAX e The Rights Forum chiedeva la revoca della licenza di esportazione dei pezzi e secondo i giudici le azioni di Israele nel conflitto con Hamas “rappresentano un chiaro rischio di violazione del diritto internazionale umanitario e per questo motivo il governo avrebbe dovuto decidere di interrompere la fornitura dei pezzi per gli aerei da combattimento”.

A gennaio un tribunale di grado inferiore si era schierato con il governo olandese, confermando il via libera all’invio di pezzi – di proprietà degli Stati Uniti – conservati in un magazzino della città di Woensdrecht. La sentenza odierna ribalta tutto, ordinando all’esecutivo di cessare le esportazioni. “È innegabile che vi sia un chiaro rischio che le parti dell’F-35 esportate vengano utilizzate per gravi violazioni del diritto umanitario internazionale”, ha dichiarato il giudice Bas Boele nel leggere la sentenza. La sentenza può essere impugnata e non è da escludere un ricorso.

La questione delle armi a Israele era già stata toccata in Italia, con la sinistra ovviamente in prima fila per chiedere lo stop ai rifornimenti a Tel Aviv. “Evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele”, la filippica della segretaria dem Elly Schlein. L’ennesima figuraccia per i compagni, considerando che il governo guidato da Giorgia Meloni già dal 7 ottobre – data dell’attacco terrorista di Hamas che qualcuno a sinistra ha dimenticato di condannare – ha deciso di non inviare più armi. Entrando nel dettaglio, la decisione è stata presa dall’Uama, l’organismo che fa capo alla Farnesina e che rilascia le autorizzazioni per l’esportazione e l’importazione delle armi.

Massimo Balsamo, 12 febbraio 2024