Cronaca

Da Greta a Zaki: libertari a parole, liberticidi nei fatti

L’ipocrisia dei due attivisti che si schierano contro Israele. Simboli dell’Occidente woke

© Oleksii Liskonih tramite Canva.com

La solita fastidiosissima ipocrisia dei paladini dei diritti civili e del clima si manifesta ancora una volta nella sua forma più becera nell’ambito del conflitto israelo-palestinese. Come spesso e volentieri accade quando si parla degli ultra-progressisti alfieri del politicamente corretto, l’incoerenza e il doppiopesismo regnano incontrastati. Ma queste, si sa, sono peculiarità che da sempre contraddistinguono i fidi attivisti al servizio del pensiero unico. Così libertari a parole, così liberticidi nei fatti. Sempre pronti a indignarsi (spesso per nulla), a inondare le piazze (anche quando non se ne conosce neppure il motivo), a tacciare chi la pensa diversamente, a distribuire etichette a critici e dissenzienti, a reclamare a gran voce libertà e tolleranza per sé, salvo poi puntualmente calpestare quelle altrui. Specialmente se si tratta di attaccare la civiltà e i valori occidentali.

Così, può accadere che l’ultra-tollerante civiltà occidentale venga posta sulla graticola per presunti atteggiamenti islamofobi assunti contro le minoranze di fede musulmana. I tolleranti cristiani accusati di intolleranza dagli intolleranti islamici. Bel paradosso. D’altro canto, poi, gli attenti paladini delle libertà religiose, sempre tanto bravi a condannare le deplorevoli condotte occidentali e a coccolare l’indulgente Islam, non proferiscono parola dinanzi ai feroci crimini commessi dalle tolleranti (loro sì) autorità cinesi nei confronti delle minoranze musulmane dello Xinjiang. Per la serie: tutelare i diritti religiosi delle minoranze, ma solo nel già di per sé ipertollerante mondo occidentale. Compito certamente assai arduo, nulla da dire.

Ma le stranezze dell’Occidente woke non finiscono certo qui. Infatti, può altresì succedere che gli alfieri dei diritti delle minoranze, sempre così premurosi e sensibili nel difendere le ragioni del mondo Lgbt, delle donne e dei neri, non si interessino minimamente della precaria condizione femminile in Iran o in Arabia Saudita o della tragica sorte degli omosessuali massacrati nei paesi del blocco islamico più integralista o in quelli dell’Africa subsahariana.

Ma non è tutto. C’è persino di peggio, e qui arriviamo direttamente all’attualissimo conflitto mediorientale, toccando il punto più alto di antioccidentalismo: di fronte all’eccidio di ebrei più feroce di sempre dai tempi dell’Olocausto, i nazi-progressisti in salsa woke sono riusciti nella titanica impresa di schierarsi apertamente dalla parte di Hamas. A inneggiare all’Intifada e assumere posizioni marcatamente filopalestinesi con tanto di bandiere, striscioni e cori anti Israele. Si, proprio così. Da Greta Thunberg a Patrick Zaki, dagli studenti di Harvard a quelli del liceo Manzoni di Milano, trasversalmente gli impavidi paladini delle libertà, della democrazia e della sostenibilità ambientale si sono compattati annunciando di fatto il loro sostegno incondizionato alla causa dei terroristi di Hamas.

A quella stessa organizzazione fondamentalista islamica, intollerante e sanguinaria, che massacra i civili, stupra le donne e opprime i gay. Una scelta di campo certamente non esemplare e di cui non andare fieri, che tuttavia serve a qualificare una volta per tutte i fautori dei diritti a corrente alternata e a palesarne la reale natura dinanzi allo sguardo attento e vigile dell’opinione pubblica occidentale.

Salvatore Di Bartolo, 22 ottobre 2023